giovedì 9 ottobre 2008

Alto Adige NON è un ..... "modus vivendi"

Sudtirolo invece di Alto Adige, ma come? Sudtirolo statt Alto Adige, aber wie? È il blog pubblicato da Andreas Fink e Valentino Liberto, candidati Grünen-Verdi-Vërc, al Consiglio Provinciale di Bolzano nel [Blaun] Gesamtsüdtiroler blog del 3 ottobre sotto il titolo Toponomastica /Toponomastik Lo stesso testo è apparso anche il 6 ottobre fra i sotto questo titolo: Opinioni pan-sudtirolesi / Gesamt südtiroler Ansichten I Verdi – i nuovi neofascisti? «Il signor Kollmann (Leserbrief 29.09) desidera e può volentieri sparare contro i suoi nemici preferiti, ma con questa sua ridicola affermazione egli ha definitivamente passato il segno. Probabilmente nel suo zelo gli è sfuggito che le lancette degli orologi continuano a girare e che oggi siamo nell’anno 2008. Che il nome „Alto Adige“ si sia naturalizzato per il suo pluriennale uso ufficiale e si sia così distaccato ampiamente dalle sue radici fasciste è divenuto – purtroppo, per non essere intervenuti prima – un modus vivendi. Noi, che conosciamo i retroscena e che utilizziamo il concetto „Sudtirolo“ (tornando al Tirolo del Sud) dobbiamo ormai accettarlo e dovrà approvarlo anche il Sign. Kollmann. Riconoscendo anche la realtà che questo concetto è stato forgiato negli anni 70 da Langer. In genere non è essenziale, come s’intenda chiamare questa terra/Land ma, invece, che si cerchi di liberarla dalla piaga degli estremisti di destra. Il sign. Kollmann è libero di dirigersi dove i cuori sono neri o marron. Ma non di gettare nel ridicolo la battaglia contro l’estrema destra con affermazioni infondate.» Ora mi permetto prendere posizione come segue: No, caro Valentin(o) «Il nome „Alto Adige“ NON “è ... purtroppo ... un modus vivendi » In merito alla citazione di “sudtirolo” da parte di Kollmann (3 ottobre) – Valentino Liberto candidato al Consiglio Provinciale dei Verdi/Grünen mi ha scritto: “Dica la verità: non si aspettava proprio che io ed Andreas Fink difendessimo “Alto Adige” in funzione dell’attacco sconclusionato di Kollmann che ora si arrampica sugli specchi per dimostrare pseudo-trasformismi da campagna elettorale, ovviamente del tutto infondati.” Rispondo: Caro Valentino, le cose – nel caso Alto Adige - non sono poi così limpide e semplici come ti paiono oggi, ma solo per controbattere Kollmann e Co. Ti ricordi, nevvero, tutta la polemica con me, ancora non affatto assopita, contro il mio concetto di “Alto Adige”= non un’invenzione di Tolomei, non consuetudinaria denominazione napoleonica. L’Alto Adige è il territorio lungo il fiume storicamente più importante, rilevante ed incisivo nella storia della nostra terra. Storia che non per niente esce dalle cronache del Hochmittelalter (alto medioevo) come “Athesis” (e varianti): annotato, trascritto, tramandato a noi posteri da monaci come Goswin di Montemaria (1270 ?) che per primi ci testimoniano l’esistenza, il potere, le vicissitudini delle prosapie locali. E ci offrono già un eloquente quadro dei fitti legami multietnici, pluriculturali e mistilingue che caratterizzano l’epoca della società castellana e signorile. E poi, con il lento emergere dei primi documenti redatti in lingua tedesca medioevale, ecco attestate le definizioni di “Land an der Etsch und im Gebirge” (e varianti) - che coprono il periodo storico pre-tirolese e poi, nel contesto delle enunciazioni della Herrschaft und Grafschaft Tirol, lo accompagnano ai fini dell’enunciazione di questa nostra particolare “terra”, della sua differenziazione dal “Land am Inn, ed anche, in molti casi significativi, della sua sostituzione, spingendosi fino alla fine del XV secolo. Affermare oggi “che il nome „Alto Adige“ si sia gradualmente naturalizzato per il suo “pluriennale uso ufficiale” e così si sia distaccato ampiamente dalle sue radici fasciste ...”. equivale esprimere una visione assai “miope” della storia della nostra Provincia, o Heimat, un’interpretazione fideistica del nostro divenire Volk, che – analogamente alla Fede, che parte da Adamo ed Eva – chiude gli occhi, gli intelletti, il bisogno di approfondimento storico, al glorioso periodo “ante Tirolo” ed alla sua influenza su tutta la storia susseguente, fino a ignorarlo, a contestarlo, a negargli ogni capacità di testimoniare l’importanza del fiume Adige nel divenire della nostra storia. Nessuno può, ne vuole credo, negare l’influenza nefasta dell’imperio fascista nella terra “tirolese” acquisita dall’Italia dopo il trattato di Versailles, né minimizzare i brutali provvedimenti d’ispirazione tolomeiana adottati a danno degli “autoctoni”, e sotto un certo aspetto fa bene il mondo tedesco a ricordarlo negativamente, così come io stesso lo posso testimoniare. Quel “purtroppo diventato un “modus vivendi” è, tuttavia, un‘espressione infelice che non fa che dimostrare l’assoluta mancanza in chi lo ha espresso di una realistica, serena, corretta interpretazione del significato fatti storici tramandatici. Il “purtroppo” è la chiave di lettura del revanscismo pan-tirolese, è l’insegna di chi ancora, a 89 anni dal Trattato Versailles, istiga all’odio nazionalistico, rivendica ancora il “los von Italien”, il “Südtirol ist nicht Italien”, di chi OGGI, come Hans Stieler della “Süd-Tiroler Freiheit” non ha vergogna di usare la Croce a sproposito, alimentando il nazionalismo e la fatale immancabile reazione contro-nazionalista, minando ogni sforzo, ogni buona volontà di una costruttiva, pacifica convivenza che ormai è negli auspici di tutta la popolazione altoatesina, di tutte le etnie. Eccetto coloro che della politica più che di una “missione” ne fa una professione, per “vivere a campa’ sulla buona fede della gente. E bravo il giovane Franco Bernhard, dei „Jungen Grünen/Giovani Verdi” (vedi sotto) che non esita a definire quella di Cristian Kollmann (Süd-Tiroler Freiheit) come « ... una palese fanatica intolleranza contro i giovani che non militano nella stessa trincea dello scrivente. Evidentemente gli manca la consapevolezza che la storia ha proseguito il suo corso e che qui da noi esistono persone che desiderano una rappacificazione e non una continua riapertura delle vecchie ferite. Oggi non si tratta più di combattere particolarmente il fascismo di ieri, che sa Iddio quanti danni ha combinato, ma, piuttosto, è la politica che deve interessarsi dei nuovi nazisti e fascisti, che purtroppo sono progressivamente presenti.» Tu, Valetin(o) affermi invece: « Che il nome „Alto Adige“ si sia naturalizzato per il suo pluriennale uso ufficiale e si sia così distaccato ampiamente dalle sue radici fasciste è divenuto – purtroppo, per non essere intervenuti prima – un modus vivendi » « Noi, che conosciamo i retroscena e che utilizziamo il concetto „Sudtirolo“ (tornando al Tirolo del Sud) dobbiamo ormai accettarlo e dovrà approvarlo anche il Sign. Kollmann. Riconoscendo anche la realtà che questo concetto è stato forgiato negli anni 70 da Langer. » Ma anche tu, mio caro Valentino Liberto, dovrai, prima o poi, renderti conto che il concetto di Alto Adige va sfrondato da tutta la retorica dell’oppressione fascista che ossessiona ancora certi “professionalmente nostalgici pan-Tirolesi”. Il Pan-Tiroleismo è di per sé un sentimento nobile e rispettabile, ma ormai è un fatto personale di chi lo nutre e non è giusto che le gioie ed i dolori che ne derivano vengano quotidianamente riversate come un buon miele, o una cattiva pece, sulle nuove generazioni athesine che (allontanando ogni tentazione di rivangare anche loro altri torti, p. es. quelli delle opzioni, del nazionalsocialismo, del campo di concen tramento di Bolzano) chiedono solo di poter vivere in santa pace così come oggi, concretamente, e non per un modus vivendi, abbiamo la fortuna di vivere. P.S. Lo stesso numero del Dolomiten pubblica nella rubrica “Leserbriefe”: Fascisti Trincee / Schützengraben di Franco Bernhard, portavoce dei Verdi e Candidato al Consiglio Provinciale; Merano Un candidato della Süd-Tiroler Freiheit (Leserbrief del 29. 9.) attribuisce “posizioni filo-fasciste ai „Jungen Grünen/Giovani Verdi”. A onor del vero una simile affermazione si commenta da se e non procura gran danno. Più grave è il comportamento che sta dietro a questo attacco. Una palese fanatica intolleranza contro i giovani che non militano nella stessa trincea dello scrivente.
Evidentemente gli manca la consapevolezza che la storia ha proseguito il suo corso e che qui da noi esistono persone che desiderano una rappacificazione e non una continua riapertura delle vecchie ferite. Oggi non si tratta più di combattere particolarmente il fascismo di ieri, che sa Iddio quanti danni ha combinato, ma, piuttosto, è la politica che deve interessarsi dei nuovi nazisti e fascisti, che purtroppo sono progressivamente presenti. Può darsi che questo sia fino ad ora sfuggito al candidato. Ma allora dovrebbe occasionalmente informarsi in merito presso i „giovani Verdi“/”Jungen Grünen”

domenica 5 ottobre 2008

Klotz cambia i cartelli - Un tocco di Sudtirolo

Klotz cambia i cartelli – Un tocco di Sudtirolo

In un cartello di saluto posto ai margini di una strada statale di un “attuale” (?) valico stradale di montagna, il movimento Süd-Tiroler Freiheit ha coperto il concetto di “ALTO ADIGE” con un adesivo recante la scritta di SÜDTIROL SÜDTIROLO
Ne ha dato notizia anche il “Corriere dell’Alto Adige” che nel numero di venerdì 3 ottobre 2008 sotto la titolazione

La provocazione
Klotz cambia i cartelli – Un tocco di Südtirolo
E pubblica la fotografia dell’evento: il cartellone con i tre protagonisti della “azione”, Christian Kollmann, Eva Klotz e Sven Knoll.

Il “Corriere dell'Alto Adige” così commenta:
«BOLZANO - Cancellare la dizione italiana «Alto Adige» per sovrapporre quella semi-tedesca «Südtirolo», accanto all'immutato «Südtirol», nei cartelli di arrivederci posti al confine della provincia.
È questa l'ultima provocazione pre-elettorale della «pasionaria» Eva Klotz, che nell'operazione di «restyling politico in tour» si fa aiutare da un paio di esponenti del suo partito, Südtiroler Freiheit.»

Inoltre: In un comunicato apparso sulla Tageszeitung del 3.10.2008 Cristian Kollmann, candidato al Consiglio Provinciale per la Süd-Tiroler Freiheit, ed esperto in toponomastica (vecchia nostra conoscenza) ha ritenuto necessario precisare in merito

Ÿ Alto Adige – Südtirolo

Si tratta dell’inizio di una “azione anti Alto Adige”
Con questa sua “azione anti-altoadige” la Süd-Tiroler Freiheit mira a realizzare quanto segue:
1. La Süd-Tiroler Freiheit vorrebbe richiamare l’attenzione non solo degli abitanti della nostra terra, ma anche dei molti turisti ignari che giornalmente passano sul nostro territorio, sul problema della toponomastica inquinata di fascismo, al cui vertice sta il concetto di “Alto Adige”.
2. La Süd-Tiroler Freiheit vuole richiamare l’attenzione sul fatto che la corretta traduzione del concetto Südtirol dovrebbe semmai essere “Sudtirolo”
3. La Süd-Tiroler Freiheit vuole ricordare che il concetto di “Alto Adige” riferito alla Provincia di Bolzano non viene usato né nell’Accordo di Parigi ché nello Statuto di Autonomia, essendo sostituito dalla più lunga forma toponomastica di Provincia di Bolzano”, rispett. “Provincia Autonoma di Bolzano”
Alla Süd-Tiroler Freiheit importa diffondere il seguente messaggio: Südtirol non è “Alto Adige”. L’Alto Adige è e rimane l’etichetta fascista della prima ora. “Südtirol è, semmai, “Sudtirolo”.

Fin qui la cronaca giornalistica.
Alla quale vorrei permettermi di contrapporre alcune considerazioni base, consolidate dall’approfondita analisi dei relativi concetti che Athesis già da quattro anni porta avanti su questo portale. E non me ne nascondo la difficoltà perché mai nella storia delle interpretazioni politico-storiografiche della nostra Heimat sono venute a cozzare fra loro enunciazioni e convinzioni non solo contrapposte, ma anche e soprattutto contraddittorie nei concetti fondamentali della nostra convivenza territoriale.
Proviamo a fissare alcuni punti per una comprensibile interpretazione degli atteggiamenti delle parti politiche ed etniche tirate in ballo.

1) “La provocazione

a) Un tocco di Sudtirolo”, “...un «restyling politico in tour» (Corr.AA);
= un giudizio positivo su una supposta rielaborazione politica e strategica della linea del Partito nei confronti degli italiani? NO: solo un maldestro esperimento, un povero espediente elettorale, nel tentativo di risucchiare, “fagocitare” i tanti elettori italiani che, irresponsabilmente, atteggiandosi a “sud tirolesi”, si sono lasciati strumentalizzare per una politica di acquiescenza al “dominum” della etnia südtirolese.

b) ... toponomastica inquinata di fascismo, al cui vertice sta il concetto di “Alto Adige”.
Pacatamente vorrei ricordare a Cristian Kollmann che il voler cancellare il toponimo di Alto Adige è un “vezzo” che fa parte ormai del DNA non solo della Klotz&Co, ma di tutto il mondo “politico” tradizional-attivista dei Südtiroler, che da anni e anni illumina la scena del nazionalismo sudtirolese.
Nulla di nuovo sotto il sole!

L’associazione culturale Athesis da quattro anni a questa parte mette quotidianamente il dito sulla piaga - che tanto più è una piaga, tanto più è una provocazione, quanto a fornircela sono oltretutto sempre più nostri cari concittadini di lingua italiana, in primis, “senza far nomi”, il nostro esimio, etrusco, Presidente del Consiglio Provinciale che nel suo libro “Südtirol Italia” si diverte ad usare solo e sempre il termine “Sudtirolo”, e poi anche certi editorialisti dei quotidiani locali ed anche gran parte dei media italiani ormai usano abitualmente questo termine, facendo così confermare una tendenza masochista: «L’uso sempre più frequente di “Sudtirolo” anche nella lingua italiana e i tentativi di ufficializzarlo non fanno altro che confermare il successo del nome»» ha scritto, del resto Hans Heiss.
Mi son già chiesto altrove: “Perché in lingua italiana l’opinionista del Corriere dell'Alto Adige ... usa il termine“Sudtirolo” e non “Alto Adige”?.
Mi pare (ma certamente sbaglierò) che i nostri fratelli Südtiroler non amino per nulla attribuire all’elemento linguistico italiano – non peculiarmente “Tiroler” e votato al Sacro Cuore o ammiratore di Andreas Hofer - un termine che finirebbe col considerare “echte Südtiroler” doc anche gli italiani qui immigrati nelle ultime generazioni, siano essi rodigini, volterriani, meridionali, o friulani ecc.
Oggi è molto chic, molto “à la page”, usare “Sudtirolo” (anche perché è più “sexi”, direbbe Kronbichler) al posto di “Alto Adige”. […]

Mi pare di ricordare che recentemente in un’intervista in nostro Landeshauptmann in persona, abbia affermato senza mezzi termini: “gli italiani di qui sono “altoatesini”: nessun italiano sia “sudtirolese”.
Non capisco molto dei sentimenti degli altoatesini di lingua italiana, ma non li ho mai sentiti cantare “Auf zum Schwur Tiroler Land, heb zum Himmel Herz und Hand!” o “ Wie ist die Welt so groß un weit...” o “Zu Mantua in Banden der treue Hofer stand...” ecc.

2. La Süd-Tiroler Freiheit vuole richiamare l’attenzione sul fatto che la corretta traduzione del concetto Südtirol dovrebbe semmai essere “Sudtirolo”
Mi permetto ricordare ad un esperto come Cristian Kollmann che il termine “SUDTIROLO” oggi ufficialmente non esiste. Scrive Hanns Heiss (“Tirol-Trentino/semantica di un concetto”)
Il Trentino, o Sudtirolo "italiano", era invece il complemento op­posto alla parte "autenticamente tedesca" della regione, un'area meno fedele alla nazione, popolata da nomadi senza radici e dall'aggressi­vità latente.
Nel romanzo sulla sua giovinezza, pubblicato nel 1969, Claus Gatterer (1924-1984), giornalista originario di Sesto in alta Pusteria, illustra elegantemente l'uso del termine "Südtirol" limitato al Trentino che si faceva nell'anteguerra: "[...] quando io ero bambi­no e mio padre e mio nonno, parlando di qualcuno, esclamavano 'ma quello è sudtirolese! intendevano che proveniva dal Trentino, dal Welschtirol.
Di là venivano gli ambulanti, gli esattori, gli agenti delle assicurazioni, i segretari comunali, talvolta i medici, i maestri e altri personaggi della burocrazia. Di loro si parlava con tono sarcastico (al contrario di come si parlava invece del vino “sudtirolese”, quel vino scuro e pesante), malgrado la maggior parte di loro parlasse il tedesco [ ... ]. Era inoltre opinione generale che avessero il coltello facile."

Nell’accordo fra De Gasperi e Gruber, firmato a Parigi il 5 settembre 1946 “non sono usati né i concetti di “Südtirol”, né quelli di Alto Adige. L’art. 1 recita:
«Gli abitanti di lingua tedesca della provincia di Bolzano ...godranno di completa e perfetta eguaglianza di diritti rispetto agli abitanti di lingua italiana...»
Si legge nella “Grande Enciclopedia della politica: La Südtiroler Volkspartei”:
«Circa se mesi dopo la firma di questo trattato, il progetto di Statuto elaborato dalla commissione costituzionale prevedeva, senza neppure aver informato la SVP, l’abbinamento delle due provincie di Bolzano e di Trento nella Regione autonoma...”.
Secondo gli organi di direzione politica della SVP si era operata una violazione dell’accordo, mentre secondo De Gasperi l’unione delle due provincie non sarebbe mai avvenuta contro la volontà dei sudtirolesi.
Il 24 agosto 1948 durante la grande assemblea della SVP a Merano il Segretario generale di quel Partito, Otto von Guggenberg, chiese a gran voce che venisse accettato il “Heimatrecht” (diritto di riconoscimenti di una propria patria) e che quindi la “provincia” non si chiamasse Alto Adige, ma Südtirol.... Il 17 dicembre 1947 la proposta era stata, con altre, consegnata al Prefetto di Bolzano da von Guggenberg ...

Prosegue Hanns Heiss:
«A questo punto la sotto commissione per gi statuti regionali ... si sarebbe risolta a significative concessioni. La provincia di Bolzano otteneva, infatti, l’aggregazione dei Comuni di Egna e Salorno ... Di primaria importanza, naturalmente, i riconoscimento, sottolineato sul Dolomiten del 20-21dicembre 1947, della denominazione tedesca della provincia, TIROLER ETSCHLAND, finalmente condivisa. Di qui la soddisfazione del giornale che, il 31 gennaio 1948, ammetterà il “sensibile miglioramento” del testo...”

Scrive Hanns Heiss:
"Tiroler Etschland" reintroduceva per la prima volta la radice "Tirolo" nel linguaggio giuridico-amministrativo, sebbene prudente­mente stretta fra "Trentino" e "Etschland". "Tiroler Etschland" aiuta­va a eludere il termine "Südtirol", ancora bandito dallo Stato italia­no. La questione del nome da dare alla provincia era già stata discussa all'inizio del settembre 1947, durante i colloqui preliminari sulla fu­tura autonomia che videro affrontarsi i rappresentanti sudtirolesi e il ministro degli esteri austriaco Gruber.
Di fronte alle resistenze da par­te italiana contro l'adozione di "Südtirol" quale denominazione te­desca ufficiale, Gruber osservò: "Al posto di “Südtirol”, che inevita­bilmente presuppone un complemento settentrionale, il “Nordtirol”, si potrebbe forse trovare un altro nome, come Etsch-Tirol o simili."
Alla fine del gennaio 1948, i rappresentanti sudtirolesi Erich Amonn, Otto von Guggenberg e Josef Raffeiner si trattennero a col­loquio con il ministro De Gasperi per oltre due ore; argomento del contendere era la ricerca di una denominazione ufficiale che risultasse ugualmente gradita all'Italia come anche ai sudtirolesi e all'Austria. De Gasperi si disse contrario a ripristinare il nome "Südtirol", soste­nendo che questa soluzione non sarebbe mai stata accettata dalla Co­stituente. Il ministro rifiutò fermamente anche la proposta della delegazione sudtirolese di ribattezzare la provincia con "Tirol an der Etsch".
Infine venne raggiunto un compromesso: la denominazione tede­sca ufficiale per la futura regione sarebbe stata "Trentino-Tiroler Etschland".
De Gasperi si affrettò a precisare che il nome "Südtirol" poteva essere usato "liberamente e apertamente" nella lingua parlata come in quella scritta. Anche l’ambasciatore austriaco Schwarzenberg discusse "per più di un' ora con il presidente del Consiglio italiano; nemmeno “Etschländisches Tirol' gli pareva adeguato; il termine Tirol si è potuto salvare nell' uso ufficiale solo accettando l'odiosa espres­sione di “Tiroler Etschland".
Come ebbe modo di annotare Josef Raffeiner, segretario della Süd­tiroler Volkspartei, molti deputati delle sinistre e del Partito d'Azio­ne che parteciparono alla Costituente avrebbero visto di buon occhio anche la denominazione di "Tirolo meridionale", sebbene non nu­trissero alcuna speranza di vedere imporsi questa soluzione.
Malgra­do tutto, il governo italiano accettava finalmente la radice "Tirol" per denominare la porzione di territorio a sud del Brennero. Facile prevedere che "Tiroler Etschland" non si sarebbe mai affermato; si trat­tava, infatti, di un nome troppo artificioso, troppo riduttivo, poiché escludeva le zone che non facevano immediatamente parte del baci­no dell'Adige, ossia l'alta val d'Isarco, la val d'Isarco e la val Pusteria.
Il momento della riscossa si fece attendere ancora per quasi venti­cinque anni: la denominazione "Südtirol" fu ratificata ufficialmente solo con il secondo Statuto d'autonomia del 1972, anche se accom­pagnata dalla dizione ''Autonome Provinz Bozen", che ne riduceva la portata.
L’adozione del termine "Südtirol" nella pubblicità turistica, nonostante le proteste dell'Ente Nazionale Italiano Turismo, segnò un importante punto di svolta.
Ancora più significativa per la definitiva attestazione di "Südtirol" in senso geografico e amministrativo fu l'istituzione della nuova dio­cesi di Bolzano-Bressanone, deliberata dalla Santa Sede nel 1964. La bolla papale "Quo aptius" (6 agosto 1964) stabilì che la Provincia di Bolzano-Alto Adige/Provinz Bozen-Südtirol avrebbe costituito una nuova diocesi indipendente, circoscrivendo i confini dell'arcidiocesi di Trento entro quelli dell’omonima provincia.
Il provvedimento, tuttavia, decretò il passaggio dei decanati di Li­vinallongo e Ampezzo alla diocesi di Belluno, privandoli anche degli ultimi appigli che li tenevano attaccati al Tirolo, l'antica regione di appartenenza.
La denominazione "Südtirol" per designare l'odierna provincia di Bolzano ha conosciuto dal 1972 una costante affermazione. L’am­pliamento dell'autonomia provinciale, il successo economico e lo svi­luppo culturale della porzione meridionale del vecchio territorio tirolese hanno fatto di questo nome l'emblema dell’orgoglio locale, ma anche di un'inconscia arroganza, una presa di distanza dalle zone vicine.

3. La Süd-Tiroler Freiheit vuole ricordare che il concetto di “Alto Adige” riferito alla Provincia di Bolzano non viene usato né nell’Accordo di Parigi ché nello Statuto di Autonomia, essendo sostituito dalla più lingua forma toponomastica di Provincia di Bolzano”, rispett. “Provincia Autonoma di Bolzano”

Infatti: La denominazione riportata nello Statuto di Autonomia del 1972 (legge costituzionale dello Stato) e nelle successive leggi statali di attuazione è quella di "Provincia di Bolzano" o di "Provincia Autonoma di Bolzano", da accompagnarsi con l'omologa traduzione ufficiale in tedesco ("Provinz Bozen" o "Autonome Provinz Bozen").
Mi permetto ricordare a Cristina Kollmann che:

La COSTITUZIONE DELLA REPUBBLCA ITALIANA recita:
"La Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol è costituita dalle Province autonome di Trento e di Bolzano". L'Ente pertanto utilizza in tutti i suoi atti la doppia denominazione "Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige" (ufficialmente tradotto in tedesco nella forma "Autonome Provinz Bozen – Südtirol").

Athesis è da quattro anni che, “un giorno sì ed un altro pure” ossessivamente pone a chi di dovere nel mondo dei Südtiroler, la domanda:
“Ma perché odiare, discriminare, cancellare ovunque possibile il toponimo Alto Adige, se nel vostro DNA, alle radici della vostra storia, sta, - culla, nucleo, cuore della vostra Heimat - la “terra lungo l’Adige e fra i monti”, la “terra athesis”, das Land an der Etsch und im Gebirge”?
- se il nome di questa realtà storica precede quello dei Tirolo, ma anche lo accompagna come specificazione territoriale per distinguerlo dal Tirolo della Valle dell’Inn, e lo attesta nei documenti più importati della Contea del Tirolo, dalla sua nascita alla sua donazione ai Duchi d’Austria.?

Conclude Cristian Kollmann:

Alla Süd-Tiroler Freiheit importa diffondere il seguente messaggio: Südtirol non è “Alto Adige”. L’Alto Adige è e rimane l’etichetta fascista della prima ora. “Südtirol è, semmai, “Sudtirolo”.

Lasciamo stare Tolomei ed il fascismo, che già tanto hanno fatto soffrire gli “autoctoni” Südtiroler, lasciamo stare il francese “Dipartimento all’Alto Adige”, e rivitalizziamo invece il concetto di “Land an det Etsch und im Gebirge”/”terra athesis”/Terra lungo l’Adige e fra i monti anche sui cartelli di commiato lungo i nostri confini! Ne guadagnerà la nostra bella terra tanto amata ... almeno da chi NON “gioca” a seminar discordia.
E lasciamo l’Alto Adige agli “athesini” ed il Südtirol ai Südtiroler!

A Cristian Kollmann vorrei del resto anche dire:
se vi manca un buon argomento per la campagna elettorale provate a provocare i “Tiroler” nella Valle dell’Inn che usurpano questo termine. Essi sono a tutti gli effetti, semmai dei “NORDTIROLER”, mentre il puro termine di TIROL, patria e culla della dinastia, spetta agli “athesini”.
Che non vogliono essere dei SUB-Tirolesi.

Carlo/Karl Berger

venerdì 3 ottobre 2008

Südtirol = SUB-Tirol

Südtirol = SUB-Tirolo?
In Sudtirolo dopo il 1945 si sviluppò un
profon­do senso di identità subregionale?

Dalla: «Storia del concetto di “Nordtirol”»
di Hermann J. W. Kuprian,(Institut für Geschichte, Univ. Innsbruck)
in “Tirol-Trentino: semantica di un concetto”
in “Storia a Regione” 2000 – Folio Wien/Bozen

Nel 1945/46 ... le conseguenze della propaganda tanto sbandierata dalle autorità politiche sia in ambito nazionale che internazionale, toccando tutti i livelli della vi­ta sociale, possono pertanto essere sintetizzate nel modo seguente:
il termine Südtirol" raggiunse dopo la prima guerra mondiale, so­prattutto per via della minoranza tedesca ivi insediata, una risonanza enorme, un valore simbolico e di supporto all'identità locale che i ter­ritori del Tirolo antico - ossia Nordtirolo e Tirolo orientale - rimasti sotto l'Austria non potevano nemmeno sognarsi.
Peraltro, simili ten­denze a distinguersi non erano neppure nelle intenzioni; a superarle avrebbe provveduto la volontà politica di ripristinare l'unità regiona­le.
Per un po' la storia sembrò imboccare la strada del ricongiungi­mento: con l'annessione dell'Austria alla Germania nazionalsocialista rifiorirono infatti le speranze di un Tirolo unito da Kufstein a Salor­no.
Alla fine, però, avvenne il contrario: dalla riorganizzazione del­l'ex territorio austriaco, dopo la sua adesione al Reich tedesco, nacque il "Gau" del Tirolo-Vorarlberg; il Tirolo orientale venne separato dal Nordtirol e annesso al "Reichsgau" della Carinzia.
Anche se il Nordtirol conservò il monopolio sul nome fino alla riannessione dell'Osttirol (1947), la cui denominazione ufficiale con­tinuava ad essere quella di distretto di Lienz, ciò non ebbe conse­guenze sulla storia del termine.
Il Nordtirol, con la vecchia capitale di "tutto il Tirolo" - come si era espresso Gschnitzer - si riteneva la po­tenza protettrice, il nucleo di tutte e tre le porzioni storiche della re­gione e non ammetteva alcuna manifestazione di (sub)regionalismo individualizzato.
La propensione al regionalismo era peraItro molto più palpabile a livello internazionale e nei confronti di Vienna, laddove "Nordtirol" si confondeva in continuazione con "Tirol", insistendo sul suo ruolo di rappresentante esclusivo del territorio.
A differenza del Nordtirolo, in Sudtirolo e, in misura minore, an­che nel "lontano" Tirolo orientale, si sviluppò dopo il 1945 un profon­do senso di identità subregionale, corroborato non solo da un ormai inarrestabile processo di emancipazione spirituale, culturale e politi­ca da Innsbruck, ma riscontrabile anche nell'uso mediatico e nello sfruttamento economico del nome. [...] ".
La corsa alla stabilizzazione economica e sociale della società del be­nessere così come l'intero processo di avvicinamento degli stati nel­l'ambito dell'Unione Europea hanno rimosso in questi ultimi decenni la patina di costrutto ideologico, di sinonimo di un'unità politica, et­nica o storica, di strumento d'identificazione, che avvolgeva il termi­ne Tirolo.
Oggi si ha piuttosto la sensazione che, quale veicolo promozionale dell'immagine turistica, commerciale, finanziaria, in­dustriale e tecnica di un territorio, esso abbia dato vita a una nuova forma di orgoglio regionale, ma anche a un clima di competitività che alcuni interpretano come una "perdita delle tradizioni", altri invece co­me un' opportunità che può aprire nuove strade.
Il nome "Nordtirol" sembra ormai uscito quasi completamente di scena, mentre il suo cor­rispettivo per la porzione a sud dei valichi di Resia e del Brennero ha conquistato una propria individualità.
Südtirol = SUB-Tirol ?

Aus: Zur Geschichte des Begriffes „Nordtirol“
von Hermann J. Kuprian (Institut für Geschichte, Univ. Innsbruck)
In „Tirol – Trentino : eine Begriffsgeschichte“
In „Geschichte und Region“, 2000 – Folio $ Wien/Bo

1945/46: Die Folgen einer derart breiten und politisch forcierten nationalen wie internationalen Propagandatätigkeit, die sich auf alle Ebenen des ge­sellschaftlichen Lebens erstreckte, lassen sich daher thesenartig folgen­dermaßen zusammenfassen:
Der Begriff "Südtirol" erreichte seit dem Ende des Ersten Weltkrieges vor allem im Zusammenhang mit der Deutschen Minderheitenfrage einen enormen Bekanntheitsgrad, dem die bei Osterreich verbliebenen nördlichen und östlichen "Restgebiete" Alttirols in ihrer subregionalen Bezeichnung als "Nordtirol" und "Ost­tirol'' hinsichtlich einer identitätsstiftenden Funktion nichts Ver­gleichbares entgegenzusetzen hatten.
Dies war allerdings auch nicht beabsichtigt, denn der politische Wille zur Wiederherstellung der Lan­deseinheit sollte über derartigen Tendenzen stehen.
Die Geschichte schien diesem Willen auch kurzfristig Recht zu geben, als mit dem An­schlug Osterreichs an das nationalsozialistische Deutschland die Hoff­nungen auf ein vereintes Tirol zwischen Kufstein und Salurn nochmals aufblühten.
Doch es trat das Gegenteil ein, denn die territoriale Um­gliederung des ehemaligen Osterreich im Verband des Deutschen Reiches schuf den Gau Tirol-Vorarlberg. Dafür wurde Osttirol von Nordtirol abgetrennt und dem Reichsgau Kärnten eingegliedert.
Obwohl Nordtirol damit bis zur Rückführung Osttirols, … im Jahre 1947 gleichsam das Exklusivrecht auf den Namen Tirol besag, ergaben sich daraus ­vermutlich gerade deshalb! - keine weiteren begriffsgeschichtlichen Konsequenzen.
Nordtirol mit der alten Hauptstadt des "ganzen Tirol", wie es Gschnitzer formulierte, betrachtete sich weiterhin in der Schutzmachtrolle und als Kernland aller drei historischen Landestei­le, der keine ausgeprägte Eigenregionalität entgegengestellt werden sollte.
Eine solche erfolgte dafür umso intensiver auf internationaler und bundesstaatlicher Ebene etwa gegenüber Wien, in der sich "Nordtirol" selbst stets mit dem Terminus "Tirol" identifizierte und am Alleinvertretungsanspruch festhielt.
Im Gegensatz zu Nordtirol entwickelte sich indes nach 1945 in Südtirol und - in geringerem Ausmag - auch im "entfernten", geographisch isolierten Osttirol eine wesentlich selbstbewugtere regio­nale Identität, die nicht nur mit einem spürbaren geistig-kulturellen und politischen Emanzi pationsprozeß gegenüber Innsbruck einher­ging, sondern u. a. auch in der Medienlandschaft und in der ökono­mischen Verwertung des Namens greifbar wird. [...]
Der Wettlauf um die wirtschaftliche und soziale Etablierung einer Wohlstandsgesellschaft sowie der gesamte staatliche Annäherungs­prozeß im Rahmen der Europäischen Union rückten unterdessen während der letzten Jahrzehnte des 20. Jahrhunderts den Tirol-Be­griff als ideologisches Konstrukt, als Synonym für politische, ethni­sche oder geschichtliche Einheit und Identitätsmerkmal allgemein in den Hintergrund.
Vielmehr entstand der Eindruck, dag er als Mar­kenname in Fremdenverkehr, Handel, Gewerbe, Industrie und Tech­nik eine neue Form des Selbstbewußtseins, aber auch ein Konkur­renzklima erzeugte, das von

Der Name "Nordtirol" spielt in dieser Entwicklung jedenfalls so gut wie keine Rolle mehr, während sein komplementäres Gegenüber südlich von Reschen und Brenner an Eigenständigkeit gewonnen hat.
a cura di Carlo/Karl Berger
Laboratorio Athesis
ca.berger@libero.it

giovedì 2 ottobre 2008

Carlo Romeo : "Il concetto di ALTO ADIGE"


Da: "Il fiume all’ombra del castello"
Il concetto di “Alto Adige”
di Carlo Romeo
Accanto all'indicazione ufficiale e convenzionalmente onnicom­prensiva di "Alto Adige", la flessibilità nella lingua italiana corrente del distinto uso dei termini "Alto Adige" e "Sudtirolo", "altoatesino" e "sudtirolese", sembra rimandare ad un generalizzato riconoscimen­to della "diversità" di rapporto da parte dei due gruppi linguistici col medesimo territorio e con la sua storia.
(A margine: sarebbe interes­sante indagare sul fatto che in lingua tedesca non esista invece alter­nativa alla definizione un po' burocratica di italienisch sprachige Südtiroler o a quella tradizionale e popolare di Walsche).

A dispetto della natura aggressiva con cui venne teoricamente ela­borato e imposto nell'età dei nazionalismi, il concetto di Alto Adige ha compiuto lungo tutto il secolo un percorso di "depotenziamento" semantico, trasformandosi e adeguandosi alle nuove situazioni di fat­to.

Oggi soltanto nelle polemiche più strumentali e in un distorto uso pubblico della storia, di esso viene evocato l'antico, tolomeiano pro­getto nazionalistico.

Nell'uso e nella ricezione più comuni e diffusi il concetto odierno di Alto Adige appartiene ad una geografia antropi­ca finalmente scevra da finalità rivendicative, associato anzi all'im­magine di una terra plurilingue, di incontro e di convivenza.

martedì 30 settembre 2008

Il termine ALTO ADIGE è VERAMENTE IN PERICOLO?

Caro Valentin(0) = Valentino Liberti
Il 4 settembre 2008 mi hai chiesto:.
«Quale problema rappresenta “Sudtirolo”? E “Alto Adige” è davvero in serio pericolo?»
[«Un’ultima cosa: lei è per l’abolizione di “Südtirol” a vantaggio di “Land an der Etsch und im Gebirge” o no?»-
Risposta CK: era passata la mezzanotte ed evidentemente stavi sognando. Quando i sveglierai, leggi, leggi, leggi – non hai mai ancora letto, o comunue capito pensiero Athesis? ] chiusa la breve parentesi.

Von: Berger Carlo/Karl am 8. September 2008 um 13:49
Ti farò il grande favore di documentarti man mano che mi capitano a tiro le prove di quanto ho affermato.
Von: Berger Carlo/Karl am 8. September 2008 um 19:39
Per oggi cosi, non dimenticherò di istruirti a dovere per toglierti questa grave lacuna nella vera conoscenza dell’odio dei ns. Südtiroler verso in nostro legittimo nome territoriale = Das Land an der Etsch/Athesis.

Ed ecco che arriva in soccorso niente po’ po’ che

Mazinga Z detto: 12 Settembre 2008 a 12:19
@Berger Carl/Karlo
«…das Wort “altoatesini” können Sie mal gleich streichen….
Hier ist Tiroler Land, das Land an der Etsch und im Gebirge! = (TOHH!)
Das Wort Alto Adige ist eine Erfindung und eine Farce, so wie viel andere (man denke nur mal an Winnebach… was mit Prato alla Drava übersetzt wurde).»

Non mi avevi chiesto se “Alto Adige” è davvero in serio pericolo?»
Ma ecco oggi una lettera al direttore – Leserbrief Dolomiten di Cristian Kollmann

Faschistenfreundliche Positionen
Grüne: von Cristian Kollmann, Sud-Tiroler Freiheit, MunchenlLaurein
«Mit Mut gegen Rechts" ­so laut "Dolomiten" vom 25. September das Motto der Jungen Südtiroler Grünen. Auch auf ihrer Homepage sehen sich die "Young Greens Southtyrol" als Bekampfer des Faschismus und Rassismus. An sich beein­druckend - so weit.
Doch wie heißt es im italienischen Text?
"I Giovani Verdi Alto Adige si schierano decisamente contro ogni forma di pensiero fa­scistoide e razzista e ogni suo sottoprodotto e variante."
Ein Widerspruch in sich, denn warum schreiben dann die Grünen in mitläuferischer Weise "Alto Adige"? Weil die Grünen den Faschismus, wenn er von italienischer Seite kommt, geme relati­vieren oder gar verteidigen:
Unter dem Deckmantel der sprachlich-kulturellen Vielfalt und des friedlichen Zusam­menlebens sind die Grünen für den Erhalt der faschistisch belasteten Orts- und Flur­namen, angefangen bei "Alto Adige".
Auch die mehrspra­chige Schule und somit die "Altoatesinisierung“ Südtirols ist ein Anliegen der Grünen und nicht ohne Zufall auch der italienischen linken wie rechten Parteien!
Mut gegen Rechts? So lange die Grünen auf ihren faschistenfreundlìchen Positionen beharren, sind sie keineswegs mutig, sondern bestenfalls mutwillig und ganz gewöhliche Mit­läufer.»

Come la mettiamo? Il termine „Alto Adige“ corre o non corre un serio pericolo?
Carlo/Karl Berger - Laboratorio Athesis - ca.berger@libero.it

lunedì 29 settembre 2008

Luk4S - poche ma confuse idee sulla Heimatgeschichte

a) SUB-Tirolo: Hai un'idea dove si trova il castello di Tirolo? Dove è nata la Dinastia dei Tirolo? Dove risiedeva Margarete Maultasch ultima duchessa Tirolo-Gorizia? Hai l'idea chi erano i conti di Andechs che hanno fondato Innsbruck. Hai l'idea perché Otto Stolz ha scritto "Senza la valle dell'Adige, la valle dell'Inn non è più Tirolo? NO!
NO? Allora non posso più aiutarti. Ci sono in giro degli ottimi professori di storia che a pagamento t’insegnano ciò che io qui sopra ho cercato di "inculcarti" "a'gratis". Ognitanto c'è qualcuno che "si vergogna" di non sapere (e di non voler sapere) nulla della propria Heimatgeschichte.
b)"Alto Adige": però, fino a Napoleone ci sei arrivato; poi, puoi ancora “redimerti” facendoti spiegare da quel proff. di cui sopra cosa hanno voluto dire gli storiografi di cui sopra con i riferimenti di cui sopra, al Land an der Etsch di cui sopra.
c) “evoca il periodo fascista ... Napoleone che ha fatto tanto di male”. Lasciali stare allora!!!
E cerca di evocare invece quanto di bello, di buono, di storicamente valido (la creazione della nostra Heimat) hanno fatto i Tirolo-Gorizia di cui ora godiamo il nome. Peccato, però, che il prof Klaus Brandstätter dell'Uni di Innsbruck (vedi sopra) affermi testualmente:
“Etschland appariva assai più fondato dal punto di vista storico, visto che le sue varianti di “Land an der Etsch”, “bei der Etsch” ed ulteriori combinazioni, avevano designato fin dal medioevo l’area della valle dell’Adige, ossia il “Viertel” lungo l’Adige, e, occasionalmente, la parte di contea del Tirolo a sud delle Alpi che confinava con l’Inntal”, oltre a essere stato utilizzato per lungo tempo quasi come sinonimo di “Tirol”.
d) Ma non avevi detto che estrapolavo solo notizie parziali?
Vedi che ti ho risposto: leggi, leggi, leggi meglio e non far sempre, solo per divertimento e per provocare, il "finto ignorante della Heimatgeschichte", il “finto tonto”
Guarda che non ti conviene: va a finire che qualcuno ci crede veramente che sei un tonto. E sarebbe peccato, no?

domenica 28 settembre 2008

... a Gabrielle Di Luca, un orgoglioso ATHESINO

da Carlo/Karl Berger

Pubblicato da Étranger il 25 settembre 2008 sotto il titolo “Orgoglio athesino
Scrive l’opinionista Gabrielle Di Luca:
«Leggo nel blogg di Concetta Failla che Carlo/Karl Berger ha aperto un suo blog personale. In prima pagina, Berger mi ha onorato di un lunghissimo commento al mio pezzo “Degli italiani si può fare a meno“, apparso ieri sul Corriere dell’Alto Adige col titolo “Quei due mondi sono distinti e non si parlano”. Non mi diffondo più di tanto sul commento di Berger. Basti dire che lui (come sempre) prende spunto da qualcosa di mio (o di altri) per riproporci la solita tiritera su Athesis, la terra tra i monti e sul fiume eccetera eccetera.
Berger in sostanza non ha capito molto del mio pezzo, ma ciò non è sicuramente grave. Forse potrebbe essergli utile un esempio: come mai le teorie di Berger risultano del tutto ignote e non vengono mai discusse da quel “mondo tedesco” che lui non reputa “diviso” da quello italiano, perché (con esso) comune espressione della cultura “athesina”? Non sarà mica che questa famosa cultura “athesina” esiste solo nella testa di Berger?
P.S. Neppure gli italiani, peraltro, appaiono molto interessati a discutere le tesi di Berger. Basti pensare al successo raccolto dal figlio, Alberto, in seno al partito Forza Italia.
Rispondo:
a) “Basti dire che lui (come sempre) prende spunto da qualcosa di mio (o di altri) per riproporci la solita tiritera su Athesis, la terra tra i monti e sul fiume eccetera eccetera.”
Infatti: grande fortuna la mia che esistano delle persone che, insistendo in una incongruente critica, mi offrono l’occasione per discutere le mie “teorie” sulla solita “tiratera” su Athesis. Per nostra fortuna le “tiratere” di certi bloggs, più lunghe del fiume Athesis, in gran parte distintamente inconcludenti, in buona parte nobilmente offensive, a volte elegantemente volgari, culturalmente ineccepibili, ed apprezzate dal grande mondo dei veri intellettuali per il loro aulico linguaggio, non si chiamano Athesis.
b)... come mai le teorie di Berger risultano del tutto ignote e non vengono mai discusse da quel “mondo tedesco” che lui non reputa “diviso” da quello italiano, perché (con esso) comune espressione della cultura “athesina”? Non sarà mica che questa famosa cultura “athesina” esiste solo nella testa di Berger?
a) “Mai discusse dal mondo tedesco” perché nella vita, e particolarmente in politica, nessuna delle parti ha interesse di farsi megafono delle contestazioni o accuse risoltegli.
A parte il fatto che le affermazioni di Athesis, come Gabrielle Di Luca ormai ben sa, sono tratte dalla più importante storiografia tirolese, che Etranger non ha mai saputo mettere in discussione. Solo insinuando , invece, che il “Berger estrapola dai testi degli storiografi solo quanto gli fa comodo”.
Egli ben sa che la contestazione che Athesis muove alla SVP recita solo: “Perché i Südtiroler odiano, disprezzano, vogliono demolire il termine “Alto Adige” se la più importante storiografia dimostra che l’uso nome del nostro fiume, precede, accompagna ,sostituisce quello di “Tirol” dal almeno il 1270 fino a almeno il 1490 circa. Il signor Di Luca, senz’altro più preparato di ma, per dimostrare questo asserto estrapolerebbe, naturalmente, solo tutte le citazioni del termine “Tirol”, dimenticando di analizzare se per caso, da qualche remoto e nascosto pertugio, sbucasse anche il riferimento al fiume ed ai monti. Purtroppo non tutti sono così sagaci!

c) “mondo tedesco che lui non reputa “diviso da quello italiano”.
Per una corretta semantica di questo suo concetto attendo una cortese indicazione dei testi in cui compaia una simile mia affermazione. O una doverosa rettifica.

d) “mondo tedesco ed italiano comune espressione della “cultura athesina”.
NO. Athesis tenta di ricordare ai Südtiroler che lo loro “storia” (NON CULTURA PREGO) ha le sue radici nella storia (“fluida” afferma Di Luca) da cui :
“circa Athesim, in partibus Athesis, terra Athesis, per del Ets, land an der Etsch, de Athesi/Athasi.

Perseverando incorreggibilmente nel mio pessimo buon gusto nel voler esortare gli altoatesini di lingua italiani a sfoderare un minimo di “orgoglio athesino” a farsi un piccolo pensierino prima di volersi ingraziare il prode Durni vestendo la divisa di sudtirolesi (scusate: “sub-tirolesi”), invito i baldi, simpatici, bloggeristi di Segnavia ad onorarmi in casa mia, nel blog “Orgoglio athesino” perché sta per iniziare una “noiosissima” esposizione cronologica della comparsa – nella storiografia athesina – dello “strano” termine di Athesis (Che abbia a che fare con la fluidità del fiume?). Niente paura, non scenderemo della protostoria, né nella preistoria, ma ci aggireremo piacevolmente nei racconti dell’epoca di Dante, di Walther von der Vogelweide ...
Buona lettura!
Orgoglio.athesino.worpress.com.

Cronologia della comparsa del riferimento all’Adige nella storia della nostra “terra all’Adige e fra i monti”, ovvero della “terra athesis”

A cura di Carlo/Karl Berger

Le “partes Athasis”furono sin dal pieno Medioevo uno dei domini centrali prima dei vescovi di Trento e dei conti di Appiano e Ultimo, poi dei conti di Tirolo.
1270 (attorno) Goswin di Monte Maria usa a volte “terra Athesis” e scrive anche “Comitatus de Tirol cum tota terra Athasi ac omnibus appendiciis”
Otto Stolz scrive:
«Tale uso del toponimo “Etschland” che incontriamo anche in altri documenti costituisce probabilmente anche una testimonianza di quanto l’impareggiabile peculiarità di questo lembo terra abbia influito sulla popolazione autoctona e sugli stranieri”»
«La valle dell’Adige rappresentava probabilmente la parte più importante e più ricca di tutta la Contea, il suo nucleo ed il suo cuore, ed era quindi spesso utilizzata per raffigurare l’intera regione»
«Das Etschland mochte als das wichtigste und reichste Teil der ganzen Grafschaft, als ihr Kern und Herz, gelten und daher gerne in diesem Sinne für das Ganze kurzer Hand eingesetzt werden.»
1282: Il Vescovo di Coira testimonia che nessuno dei predecessori del dominium Tyrolensem si era mai sottoposto alla competenza di un tribunale fuori dalla “terra dei monti”(“montana”)
1297. “consuetudo iuris in partibus Athesis”;
- inizi del 1300: l’autore della Reimchronik affianca al termine “Tyrol”. “bi der Etsche und in dem Inntal”
1312: I “provisores terre” dovranno amministrare le entrate “in der grafschaft ze Tyrol, pei der Eys, in Wibtal und in dem Intal”.
1328: Re Enrico impone a tutti I giudici e funzionari “in unserer grafschaft ze Tyrol, ez sei bei der Etschoder in dem Inntal”....
1330 “bi der Etsche und im Intal o di Etsch;
1330: arbitraggio fra l’imperatore Ludovico ed i Duchi di Austria per la Contea del Tirolo: Daz Oberland umb die Etsche und im Yntal”.
1335: con la morte d’Enrico, ultimo conte di Gorizia, l’imperatore ... ei Duchi.. si accordano per la spartizione della “Grafschaft Tirol”, oppure Land an der Etsch, Land im Inntale e Land im Gebirge”.
1339. In un contratto i Conti di Asburgo e di Gorizia si promettono aiuti reciproco gen den Etschern und wer die grafschaft ze Tyrol innehat
1340 (attorno al): Johann von Viktring, il più esperto ed (poco) attendibile storiografo della Germania orientale nel XIV secolo scrive ...non disdegna la versione “in partibus Athasis” e definisce addirittura il Duca Ottone i Carinzia-Tirolo, “dux de Athesis”
1345 e nel 1571 l’Arciduca Ferdinand d’Austria parla di “Etschländer”;
1347 il margravio Carlo IV futuro imperatore parla di “Herrschaft e di Land an der Etsch”;
1359: Documento con le disposizioni si Margareta a favore degli Asburgo: “unser Fürstentum, die land und grafschadte ze Tirol und ze Görz und auch die Gegend an der Etsch”
1362 Mainardo III “in unserm land bey der Etsch;
1363, 26 gennaio: il Duca Rodolfo IV d’Asburgo erede dei “vorgenannten unsrew fuerstentuem ...grafschefte zu Tyrol und ze Goerz, die land und gegende an der Etsch und daz Intal mit der burge Tyrol“
- i membri dell’Ordine Teutonico ricorrono al termine „Etscher“ nel senso di “Tiroler”
1363: il Duca Rodolfo comunica al Doge di Venezia l’acquisizione del Tirolo che chiama “terra athesis”:
- - sotto i Wittelsbach “Hauptmann im Gebirge und an der Etsch”;
1363: il Duca Rodolfo nella sua lettera al Doge si limita ad un “comitatus et terra Athesis”
- a metà del ‘300 Margarethe Maultasch è citata come “domina Actasis”;
- con il Duca Rodolfo d’Austria “Hauptmann der Grafschaft Tirol, des Landes an der Etsch, in dem Gebirge und im Inntal);
- „Etschland“ fu spesso usato come vera e propria denominazione geografica, e ciò soprattutto nel XIV secolo...”,
1401: Re Ruperto parla ancora di Grafschaft zu Tirol, dem Land an der Etsch und im Inntal”;
1406: Nuovo statuto regionale Absburgico: „Landesvolk in der Grafschaft ze Tyrol und des Landes an der Etsche und am Inn“
1406 e 1432 il nobile tirolese von Starkenberg: Landleute an der Etsch oder von Österreich;
1415 gli abitanti della contea del Tirolo sono chiamati abitanti della regione circa Athesim et in Valle Eni, ma si cita anche il comitatus Athesis et Tyrolis;
1416: hie an der Etsch und indem Intal;
1435: Die Grafschaft Tyrol mitsambt dem land an der Etsch und das Intal);
ma si cita anche comitatus Athesis et Tyrolis;

1442: Re Federico III vuole recarsi ad Augusta dalla “regione lungo l’Adige” (“von der Etsch heraus”)
1444 si narra della conquista di Trento da parte degli Eytzscher.
1444 Enea Silvio Piccolomini, il futuro papa Pio II utilizza il termine Athesini
1488: “...il blocco della strada di valico verso “l’Etschland” danneggia...”
1489: “...una distinta dei guadagni in alcuni territori asburgici, tra cui anche l’Etz;
- fine secolo XV: il termine provincia Athesina è usato ripetutamente in sostituzione di “Tirol” dallo storiografo bavarese Veit Arnpeck;
1489 e 1490: ultimo epilogo di un doppio nome “Grafschaft Tirol und im Inntal”
e si noti che qui l’attuale Bundesland Tirol è definito “und am Inn” mentre la denominazione di Tirol è riservata alla parte “non Inntal” e cioè al Land an der Etsch, vale a dire all’attuale Südtirol. Ora si sono invertire le parti e siamo diventati un “SUB-Tirolo”
- anche dopo il XV secolo l’Ordine Teutonico mantenne la denominazione di “Ballei an der Etsch und im Gebirge”
- studenti tirolesi iscritti alle università di Vienna e di Basilea; “de Inchigen in Athesi e de Hallis in Atisi”
- la Steirische Reimchronik preferisce il termine Etschaere, vale a dire “Etschländer“

Riforma amministrativa avviata nel XVII secolo dall’imperatrice Maria Teresa:
1754, si formarono i seguenti circoli: alta valle dell’Inn, bassa valle dell’Inn e alta val d’Isarco, val Pusteria, Burgraviato e Venosta, terra all’Adige e all’Isarco, ai Confini italiani.
1809: dopo il fallimento della rivolta, il Tirolo, fino allora tutto in mano bavarese, venne diviso in virtù del trattato di pace austro-francese di Schönbrunn. Il territorio del vecchio principato vescovile di Trento nonché gli antichi giudizi tirolesi al di sotto della linea Neuhaus, Meltina, San Genesio, Wanga, Castelpietra al Renon, Fiè e Tires furono raggruppati, secondo l’uso francese, nel “Dipartimento dell’Alto Adige”.; in entrambi i casi furono sottratti alla signoria bavarese e consegnati al Regno italico,
1816-1849: La regione Tirolo e Vorarlberg divisa nei circoli dell’altra valle dell’Inn, della bassa valle dell’Inn, della Pusteria, lungo l’Adige (Bolzano), di Trento, di Rovereto e del Vorarlberg. Vaste zone del Tirolo meridionale vennero incluse nel “Circolo all’Adige” (Kreis an der Etsch)
1919: secondo l’opinione corrente il nome “Südtirol” sarebbe nato solo dopo il 1919, come immediata conseguenza della divisione del Tirolo sancita dal trattato di pace fra Austria e Italia (St-Germain-an-Laye, 10 settembre 1919)
1923: L’uso del termine “Südtirol” limitato alla futura provincia di Bolzano si attestò già dopo la fine della guerra anche e a partire dal 1923 fosse stato proibito....
1948: il termine “Sudtirol” venne ancora una volta evitato nel primo statuto di autonomia, scegliendo di tradurre ufficialmente l’italiano “Alto Adige” con “Tiroler Etschland”
(oggi siamo arrivati al punto di imporre la traduzione di “Alto Adige” in “Sudtirolo”!)
Il termine “Etschländisches Tirol”, maggiormente gradito ai rappresentanti austriaci e sudtirolesi venne invece rifiutato perché il Governo Italiani riteneva che fosse troppo evocativo dell’0antica appartenenza comune di questi due territori;
Etschland appariva assai più fondato dal punto di vista storico, visto che le sue varianti di “Land an der Etsch”, “bei der Etsch” ed ulteriori combinazioni, avevano designato fin dal medioevo l’area della valle dell’Adige, ossia il “Viertel” lungo l’Adige, e, occasionalmente, la parte di contea del Tirolo a sud delle Alpi che confinava con l’Inntal”, oltre a essere stato utilizzato per lungo tempo quasi come sinonimo di “Tirol”
1923: Otto Stolz in un commento apparso sulla “Tiroler Heimat” afferma: “Senza la valle dell’Adige, la valle dell’Inn non è più Tirolo”
(ed allora io posso tranquillamente affermare che, non essendo più la Valle dell’Inn il “Tirolo” la nostra terra Athesis non può essere chiamata SUD-TIROLO (SUB- Tirolo) cioè una sub-regione di un Tirolo della Valle dell’Inn che non è più Tirolo. CKB)
Scrive Giuseppe Albertoni:
“Gran parte della storiografia dedicata a questi territori in età medioevale tende a proiettare nel passato una astratta idea di Land Tirol, quasi fosse un “a priori” non sviluppatosi storicamente”
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PRECISO a questo punto che tutti i dati fin qui esposti soni stati desunti dal testo del Prof- Klaus Brandstätter dell’Uni-Innsbruck dal titolo „Una storia del concetto “Tirol” (inchiostro azzurro)
Da Hans Heiss + Gustav Pfeifer; “Contributi per una storia del concetto di “Südtirol”(inchiostro verdone):
da Otto Stolz: Geschichte des Landes Tirol: Die Begriffe…(inchiosto rosso)

giovedì 25 settembre 2008

DUE MONDI ATHESINI CHE DEVONO PARLARSI

Gabriele Di Luca
Quei due mondi sono distinti non si parlano

Mi si permettano alcuni pensieri su quanto l’opinionista Gabriele DI LUCA scrive nell’Editoriale “Corriere dell’Alto Adige “ 24 settembre 2008, sotto il titolo qui sopra citato.

Di Luca conclude così il suo articolo:

«È vero, abbiamo il callo, siamo abituati, as­suefatti a dividere il campo della nostra osser­vazione in ambiti separati e quasi non comuni­canti (di qua i «nostri», di là i «loro»), ma l'impressione che si poteva ricavare da quella pur bella e interessante serata era comunque desolante.
L'Alto Adige e il Südtirol «politici» sono ormai due mondi completamente auto­referenziali, che non si parlano, con ridottissi­mi punti di contatto quando si tratta di capita­lizzare rendite di posizione «etnicamente» in­tese.
Problemi che sono, che sarebbero di tut­ti vengono affrontati in camere separate - al riparo dalla «lingua degli altri» - e poi, in differita, tradotti all'esterno, con formule spesso semplificate.
In questo modo gli italia­ni sono sempre più relegati (spesso per loro stessa iniziativa!) in un angolo dal quale nes­suno di loro sembra volersi più staccare. E tan­to più fanno fatica a spostarsi, tanto più nessu­no li va a cercare. Verranno convocati solo più tardi, quando servirà, se servirà. A cose fatte.

«Gli italiani sono sempre più relegati ... in un angolo dal quale nessuno di loro sembra volersi staccare»
Questa affermazione di Di Luca segue la ormai diffusa usanza di descrivere gli italiani di qui, come un popolo di disagiati” che fa dire p. es. a Lucio Giudiceandrea:
«È del tutto evidente che la maggioranza degli altoatesini si sente e, di fatto, è a “disagio”; “... noi altoatesini siamo appunto spaesati. Le nostre famiglie hanno lasciato le loro regioni d’origine, ma è come se non fossero mai arrivate qui. Ci sentiamo estranei nella (e alla) terra in cui viviamo, tanto quanto i sudtirolesi si sentono di appartenere ad essa. - il nostro “disagio” è il sentimento esattamente contrario alla loro Heimat.»
ed a Riccardo dello Sbarba, analogamente:
« Perché questa è la malattia degli italiani di quassù. C’è poco da fare: quella di non far gruppo, di non avere un’identità comune, né un radicamento. Per questo sono perennemente inquieti e a volte persino ciechi di fronte a tante occasioni che offre il Sudtirolo. ecc. ecc. ...»

Personalmente mi sentirei di dire: “Calma con la generalizzazione”.
Va fatta un’analisi più particolareggiata del mondo athesino: specialmente una netta distinzione fra il mondo rurale sudtirolese, del tutto omogeneamente peculiare, dove
«gli italiani sono esclusi dalla terra e dai beni identitari”...” Sostenuti da una forte presenza dello Stato gli italiani si sentono maggioranza nazionale, sono insediati nei settori più moderni (grande industria e libere professioni), impiego pubblico (una loro esclusiva riserva di caccia), e, specialmente nelle nostre valli e sulle pendici dove fiorisce il fortunato connubio agricoltura e turismo.» (Giudiceandrea).
e la molto importante la società plurietnica, multiculturale, perfettamente bilingue dei centri cittadini (Bolzano, Laives, Merano, Bressanone, Vipiteno e Brunico), dove - in una proporzione sempre meno favorevole agli italiani - per gli effetti di un’economia commerciale e dell’indotto, che coinvolge tutti gli strati linguistici della popolazione, s’è felicemente consolidata una società perfettamente amalgamata in una “proficua convivenza”, non sempre di comodo, fatta anche i vere amicizie fra individui di etnia diversa, e di conseguenza anche di carattere matrimoniali fra elementi delle due diverse etnie.

Sembra pertanto veramente inadeguato affermare che «Quei due mondi sono distinti non si parlano»
La verità è che particolarmente qui
«l’autonomia perde il suo carattere etnocentrico, i gruppi fanno un passo indietro e le persone in carne ed ossa un passo avanti. In questo modo potrebbe farsi largo piano piano l’orgoglio di vivere in una terra plurilingue, in un grande laboratorio di dialogo interculturale».
«Se questa attitudine plurale diventa possibile e istituzionalmente accreditata, credo che in essa possa riconoscersi gran parte degli italiani che vivono in Sudtirolo, insieme a tutti quei tedeschi e ladini che vorranno. (Dello Sbarba)

Orgoglio athesino”:
Il “laboratorio Athesis” da anni ormai insiste nell’esortare “gli altoatesini di lingua italiana - assieme ai “multilingue che politicamente si sentono italiani” (= gli “athesini”) a risvegliare nel loro animo prima di tutto un “orgoglio athesino”, vale a dire la consapevolezza di poter vivere in questa bella terra non in forza di un’occupazione militare ma agli effetti di uno statuto internazionale che ne fa una terra multietnica e plurilingue legittimamente abitata da due(tre) gruppi etnici, e la consapevolezza di potersi fregiare a buon diritto del nome di “altoatesini”, ossia di abitanti di una provincia dal nome “Alto Adige”, non in virtù della “invenzione” di Tolomei, o del napoleonico Dipartimento dell’Alto Adige”, ma in quanto abitanti della “terra lungo l’Adige e fra i monti” /”terra Athesis”/”Land an der Etsch und im Gebirge - come essa si chiamava già 800 anni fa, prima della nascita della Contea del Tirolo e come, accanto alla denominazione di “Grafschaft/Contea di Tirolo, continuava a specificare la sua distinzione dalla altrettanto “tirolese” terra lungo il fiume Inn (Austria).
Ecco perché ATHESIS persiste nell’esortare tutti coloro (immigrati naturalmente esclusi) che vivono onestamente e laboriosamente, con spirito moderato, in questa terra, ad essere fieri della loro “athesinità”, come “stolz auf Südtirol” (fieri del Südtirol) - (Südtirol = parte meridionale dell’ex Bundesland austriaco TIROL) si sentono legittimamente i nostri confratelli di etnia tedesca per aver fatto parte per 550 anni del Tirolo unito = Valle dell’Adige + Valle dell’Inn).

E non si dica” Quei due mondi sono distinti, non si parlano”, che
“L'Alto Adige e il Südtirol «politici» sono ormai due mondi completamente auto­referenziali, che non si parlano, con ridottissi­mi punti di contatto”:
Queste sono le miopie, le deformazioni ottiche di chi non vuole capire che “mangiamo tutti dallo stesso piatto” e che la “greppia è solo una”.
Che ognuno in Alto Adige e Südtirol faccia “solo riferimento a sé stesso” è una constatazione che può rispecchiare la realtà del mondo rurale montano del Südtirol – dominato dal pensiero della inseparabilità del grande Tirolo legato al mito di Andreas Hofer - o dall’altra parte la situazione di
“certi rioni nati per accogliere la mano d’opera italiana per “colonizzare, come dicono loro” il Südtirol. Riguarderà il popolo della sagre paesane dei “rodigini”, i banchetto della sagra di via Aosta, nel cuore della Bolzano “italiana”, in quella via ai margini delle ex Semirurali, dominata dal circolo culturale di AN intitolato al filosofo fascista Giovanni Battista” , dove Durnwalder era andato a cercare la prova dell’esistenza di un gruppo linguistico italiano, delle sue origini. Delle sue radici.(Della Sbarba),
ma non la realtà Altoatesina/Südtirolese nel suo complesso.
Sono ormai più di otto decenni che vivo in questa terra, e oltretutto, come figlio di genitori di contrapposta etnia, ho praticato tutta la mia istruzione in scuole/istituti italiani. Ciononostante ho vissuto in maniera sentita e ravvicinata i conoscenti ed amici di lingua e fede tedesca che frequentavano assiduamente la nostra famiglia, ed anche per la mia passata attività professionale - che mi ha messo in contatto con le migliori famiglie della borghesia moderata italiane e tedesca dell’Alto Adige -,posso tranquillamente testimoniare che non è vero che l’Alto Adige ed il Südtirol siano ormai mondi che guardano solo a sé stessi,
C’è da sempre, in Bolzano città, Laives, ma anche a Merano, Bressanone, Brunico una stretta interdipendenza fra la gente che lavora, che produce, che vende, che compera, che lavora negli uffici e nella scuole, ecc., nel senso che tutti sono convinti che una mano lava l’altra, che gli uni hanno bisogno degli altri, e visto che al mondo non proprio tutti sono dei delinquenti, nascono rapporti di amicizia, di stima, di rispetto, e naturalmente anche matrimoniali fra i due gruppi. E certo che in questo caso non si potrà affatto affermare che “in questo modo gli italia­ni sono sempre più relegati in un angolo dal quale nes­suno di loro sembra volersi più staccare.” Ho una moglie roveretana e posso assicurare che, ne lei, ne i suoi amici italiani qui in Alto Adige non si è mai sentiti relegati in un angolo.
A separare i due mondi è essenzialmente la politica.
I Partiti l’un contro l’alro armati, per etnia e per credo politico, in molti casi per poter sopravvivere hanno bisogno di istigare gli animi.
Questo vale per i Südtiroler che necessitano dello spauracchio di Tolomei per convincere i loro Mitbürger della catastrofe imminente dell’assimilazione, ma vale anche per i partiti italiani che, per far numero con la politica nazionale, ignorano assai spesso la specificità del problema altoatesino, lasciano gli italiani vivere ancora nel loro complesso di inferiorità, nella paura di doversene andare, e mostrano ai propri compatrioti la grinta, il muso duro, per dire: “votate per noi duri e puri, - non per i moderati per carità, - perché noi solo siamo decisi a salvare la italianità dell'Alto Adige.
E non s’accorgono che nel frattempo, a fare loro barba e capelli, capita qui, più borioso che mai, un Calderoli f.f. Bossi, a scompigliare tutte le carte, a dimostrare che non è vero che gli italiani, i mistilingue ed i sudtirolesi non si parlano. “venite qui!” e dal cilindro tira fuori – per le orecchie – il mangia itialiani Atz, - il forzaitalianista repubblicano Bassani, la italiana, o multilingue, o tedesca e fors’anche ladina Elena Artioli. “ Signori lo spettacolo incomincia. Suonano alternativamente la Banda d’Affori e quella degli Schützen di Val Sarentino.” E si odono i colpo a salve dei finti fucili dei cappelli piumati, sul sottofondo del nostalgico canto napoletano “O sole mio”, mentre dai cartelloni ancora profumati di colla la deliziosa o Hara, dai biondissimi lunghi cappelli e dai nostalgici occhi azzurri guarda fiducioso l’azzurro cielo politico: “domani è un altro giorno”.... ed io comando ancora.
E poi vogliono ancora dire che gli italiani ed i tedeschi non si parlano? Come nelle Bürgerlisten in seno ai Verdi(Grünen)?
Credetemi, è giunta l’ora che da tutte la parti si disarmi, che i “moderati” si muovano, che i disperados si godano le nostre belle montagne in santa calma. Per amore della “terra athesis”
Italiani tiratevi fuori dagli angoli, siete athesini anche Voi, come athesini erano e sono i Südtiroler.
Smuovete la vostra apatia e chiedete a grande voce di potervi autogovernate nell’ambito dello speciale statuto di Autonomia per l’Alto Adige. All’interno dei partiti nazionali, seguendo la loro impostazione ideologica, ma senza interferenze di persone estranee alla nostra natura di figli del fiume e dei monti.
Fratelli Südtiroler dimenticate una volta per sempre Tolomei; siamo tutti, Voi come noi, figli del “Land an der und im Gebirge. Lavoriamo tutti per una serena e proficua convivenza (pur nel sempre latente, salubre, conflitto etnico.
Carlo/Karl Berger



domenica 24 agosto 2008

Il grande assente: l’orgoglio athesino

Ci si da un grande d’affare, in questi giorni, attorno all’attivismo della Lega Nord, vale a dire all”accelerazione del Carroccio, all’acquisizione nella stessa unica lista italiana elettorale della Lega Nord del supernazionalista tedesco Roland Atz e del “mite” Giovanni Ivan Benussi.
Cito da “La Lega” (Segnavia)..........
C’è chi cerca di “vedere i lati positivi, nell’Alto Adige, per chi ama una certa visione etnocentrica dell’autonomia. Si può cercare di non dire sulla Lega quel che si è ripetuto per anni e che ora, non si sa se per convenienza, paura, dabbenaggine, miopia o ignavia non si vuol ripetete.”
Ed ancora
“Lega, Lega delle mie brame, chi è il meglio candidato del reale?
“Mi ricordo della Lega, quando parlava dei movimenti indipendentisti locali come dei modelli da seguire. Acqua, naturalmente celtica, benedetta e del Po ne è passata tanta sotto i ponti e la Lega è diventata grande.[...] Di governo. E di lotta. E pure di potere, come sembrerebbe di vedere dagli incontri tra Calderoli e la SVP. La Lega sembra disponibile a dare tutto l’appoggio che vuole alla SVP e, in cambio, a fornire gli uomini adatti per la giunta: Atz, il discusso ex falco della SVP, noto per le sue posizioni untraconservatrici sull’immigrazione ed il nomadismo e Benussi.
L’ex sindaco di Bolzano, consigliere comunale con i voti dei moderati, passa così all’attacco dalla parte del partito più di destra dello schieramento politico italiano. Un partito autonomista e localista che, proprio per questo, non ha senso nella Provincia di Bolzano, essendoci già e per gli autoctoni, la SVP.
Non nascondo un certo imbarazzo ed una certa insofferenza davanti alla decisione di Ivan. Che non comprendo né ideologicamente e neppure politicamente. Lista Benussi, CdL, Cigolla, Bossi: non sembra certo stabile la posizione di Benussi. Non credo che ce la farà. E la Lega resterà comunque fuori dalle alleanze con la Svp, che irride, seduce, prende e poi torna sempre a casa. Dal Partito Democratico…»


Benussi: Dall’ “Appello di Giovanni Ivan Benussi ai cittadini” venerdì 04/11/05
«...mi sono prefisso candidandomi come vostro Sindaco, di essere in sintonia con la gente, parlare più con le persone che con i partiti, diventare la voce dei cittadini come alfiere dei loro problemi. Ho sempre sostenuto che ci vuole un maggior coinvolgimento di tutti i cittadini ...ll gioco dell’opposizione cerca di minimizzare questa evidente e motivata voglia di cambiamento [...] ...
Io non parlo con il linguaggio fumoso della politica, sono concreto e cerco di parlare chiaro e di farmi capire da tutti. Il mio linguaggio è diretto e semplice, perché parlo con il cuore a tutti i cittadini, italiani, tedeschi, oltre che alle centinaia di ladini di Bolzano che comprendono quanto cerco anche il loro consenso

A Benussi da un Athesino
di Karl/Carlo Berger
- domenica 02/09/07

Caro architetto Ivan Benussi,

mi permetta, da “veterano” militante dei rapporti fra il gruppo etnico italiano e quello tedesco, di esprimerLe il mio pensiero sulla Sua nuova iniziativa, resa nota ai quotidiani locali, con il Suo “comunicato stampa”.[...]
Nel Suo comunicato, che elenca i punti programmatici più comuni che ogni partito o movimento possa esporre, mancano assolutamente i “mistilingue”. E mi meraviglia: non sono anche i Suoi figli dei mistilinque?
Ma mancano gli ideali: manca il senso di appartenenza ad una “terra lungo l’Adige e fra i monti”, la patria comune dei "Südtiroler” e degli “altoatesini di lingua italiana e mistilingue” perché fertile humus “in montana” del successivo svilupparsi della Contea unitaria dell Tirolo, Land an der Etsch e Land an der Inn.
Manca un programma di preclusione alla persistente accusa agli italiani di essere dei “relitti fascisti” (Sven Knoll p. es). Manca il proposito di non permettere che il termine Alto Adige sia sostituito con quello di Sudtirolo ( e mi sono permesso di riportare qui sotto alcuni stralci dell’opera letteraria del nostro Presidente del Consiglio Provinciale, il volterrano dott. Riccardo della Sbarba”, che in tutta il suo libro per centinaia di volte usa “Sudtirolo” al posto di Alto Adige. Ed è lui che ha l’onore di rappresentare gli italiani ed ....a contribuire alla “tedeschizazzione” del nostro (= LORO,) Land)»

Dicevo nell’incipit: “Ci si da un grande d’affare in questi giorni ...”
e proseguo: attorno a questa incredibile storia di assoluto disprezzo dell’opinione della cittadinanza interessata. Come si sono espressi i personaggi di spicco del futuro PDL altoatesino? Ho riportato ieri le loro opinioni. Qui in sunto:

Donato Seppi Unitalia
"Giovanni Benussi nella sua carriera ha esperimentato quasi tutti i Partiti... Questa sua decisione contraddice ogni affermazione da lui fatta fino a poco tempo fa”,
Giorgio Holzmann Alleanza Nazionale:
„Sarà Atz a guidare la Lista della Lega Nord.” “Di conseguenza Benussi rischia di consegnare i consensi degli elettori italiani ad un rappresentante tedesco e di diminuire pertanto il numero dei rappresentanti italiani nel Consiglio Provinciale”.
Holzmann non teme una perdita di voti degli altri partiti italiani in Alto Adige
Alberto Pasquali Forza Italia
„Una faccenda assai insolita“ definisce Alberto Pasquali di Forza Italia la candidatura di Roland Atz insieme a Giovanni Benussi nella Lega Nord.
Ora serve anche un chiarimento dei rapporti della Lega con la SVP, così come fa Lega ed il Popolo della Libertà” pretende Pasquali.
Nessuno può negare le proprie radici: Atz è stato un uomo della SVP, anche se si è soffermato sempre nel campo di centro-destra.
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A questo punto, però, mi pare che non si possa fare a meno di dire a chiare lettere che quanto avviene è semplicemente indecoroso, deplorevole.
In tutto quest’affare nessuno mai cita i veri interessati a queste “manovre pre-elettorali”.
Qui, in una situazione relativamente chiara e stabilizzata, dove due “poli” si contendono la maggioranza dei voti, e solo (tranne i Verdi/Grünen) dei singoli movimenti, raggruppamenti, liste civiche o partitini, si dichiarano “territoriali”, super-etnici..., ecco che sul terreno compare una grossa, pesante ombra di un uomo – oltretutto ministro – che “sacrifica due giorni di vacanza” e, con la faccia più tosta che rubiconda si presenta al nostro Landeshauptmann Durnwalder, gli promette i mari ed i monti che già il partito di raccolta piangeva come persi (grazie ad un certo Peterlini) e, gustato il buon piatto di speck, raccontato qualche gustosa barzellette al “nostro”, fa una rapida scivolata d’ala fino al capoluogo atesino e - consolato l’Atz che non voleva Benussi, e Benussi che non voleva l’Atz, con il valido appoggio del trentino Pancheri (cosa mai hai fatto, Calderoli, ma non sapevi che i “Südtiroler” nel più storico castello “athesino” avevano solennemente giurato il Los von Trient?) - si presenta duro e puro come è buona norma del Carroccio, raduna i contendenti e “marsch! tutti e due in un'unica lista italiana e guai a chi protesta.!
Bravo! Grazie Calderoli, o Bossi, addirittura, che lo ha ispirato” grazie.
Gli “athesini” ti ringraziano. Per il tuo/vostro rispetto della dignità degli elettori.
Così Calderoli “compera”, a valigetta chiusa, Atz (con tutto il suo bel passato) e con un sol pugno rompe in mille frantumi lo specchio in cui in bell’ordine si specchiavano le forze politiche amiche ed avversarie. E non si capisce più nulla, e l’Atz bluffa, e detta legge, e si fa grande, e con questo nuovo suo “grandeur” impressiona i bravi partiti italiani, che ora balbettano “lo avremmo dovuto fare noi, stupidi che siamo” e la biondissima Michaela a rincalzare: “corriamo, forse siamo ancora in tempo a farci assumere da Calderoli, ora che c’è anche il pio Ivan”, e formeremmo una bella federazione Pdl-Lega per “non muoversi in ordine sparso nei rapporti con la SVP”.
E non s’accorge che così dicendo ammette il vuoto assoluto di idee e d’iniziative specialmente nel “suo” partito Forza Italia e teme addirittura un segreto “inghippo” fra Atz e la SVP, una finta manovra per mascherare il fallimento della politica di sinistra della SVP. Ma tace sulla grave mancanza di ogni iniziativa all’interno di Forza Italia atta a creare politicamente - con la presenza in lista di persone multi-etniche o mistilingue manifestamente presenti nella società e stimate dalle due comunità - le premesse per una collaborazione, o almeno il reciproco rispetto “sul campo di battaglia”, oltre che attirare (come Atz in Lega Nord) gli elettori SVP disillusi dal partito di raccolta.
Così Calderoli – apprendista stregone nella bottega del mago Bossi – “compera la valigetta di Benussi “a spanna”, senza verifica dei contenuti, forte della descrizione sull’etichetta che descrive il suo vecchio sogno del partito “territoriale” super etnico .....e bluffa pure lui, perché una persona intelligente del suo livello sa benissimo che la “superautonoma regione Sudtirol” è costituzionalmente un “quasi libero stato”, nato con l’accordo di Parigi, che sancisce definitivamente il buon diritto del gruppo etnico-linguistico tedesco di godere degli stessi diritti e garanzie di quello italiano, e pertanto attesta definitivamente il carattere di “partiti etnici” (e non “territoriali”) delle formazioni politiche di lingua tedesca, protetti dalle leggi italiane e garanzie internazionali, a copertura della temuta “assimilazione” della popolazione alogena tedesca da parte degli italiani.
Non è collegando ad un partito italianissimo come la Lega Nord un fanatico nazionalista tedesco quale è, e sarà sempre Atz, che si può rimuovere il concetto di lotta etnica, di conflitto fra identità minacciata e diritti dei conquistatori.
Un “partito territoriale”, che sogni di ignorare semplicemente la realtà delle etnie, può al massimo incontrare il favore di cittadini di mista etnia, incerti fra un ex Atz assolutamente nazionalista tedesco ed un “istriano” figlio di un convinto missino, ma non sostituire la sola ed unica realtà: che l’attestata natura plurietnica della popolazione altoatesina produrrà inevitabilmente sempre la necessaria presenza di partiti garanti delle opposte etnie.
Ma ciò che più impressiona in tutta quest’arrembaggio politico è la triste costatazione che in ogni caso, l’oggetto dimenticato è il semplice fiducioso cittadino. Non parliamo, al momento, dell’elettore tedesco, ma soffermiamoci alla triste sorte dei voti degli italiani, virtualmente “offerti venduti all’asta, al miglior offerente”, da personaggi che li usano come fiche al gioco d’azzardo della politica, sbattendoli sui tavoli verdi della roulette elettorale, senza attribuire loro un’anima, una partecipazione alla vita comune, una propria dignità.
A Roma, o ad Arcore, si sta ancora giocando ad individuale la destinazione delle varie fiches, dove piazzarle, che peso dar loro, il tutto solo in chiave nazionale, “do ut des” senza una minima considerazione della profonda realtà di un popolo (quello italiano) che qui vive, e deve vivere, quotidianamente in contatto con una fiera popolazione di cultura e tradizione germanica, accettandone le umiliazioni, la mortificazione dell’eliminazione del termine geografico e politico di “Alto Adige”, e quindi del loro status di “altoatesini”.
E tutto ciò benché sia storicamente dimostrato che i Tirolesi stessi abbiano nel loro DNA, nelle loro radici storiche, impresso indelebilmente il termine del fiume Adige, che la valle athesina, o meglio la “terra Athesis”, in tedesco “das Land an der Etsch und im Gebirge” è stata la culla, la “terra madre” plurietnica e multi-linguistica” delle più rinomate prosapie nobiliari pre-tirolesi del Land.
Spetta ai nostri fratelli Südtiroler coltivare nei loro sentimenti politici più il ricordo dei Conti di Tirolo e di Gorizia, che quello degli imperatori asburgici, o il mito di Andreas Hofer, ed a noi di rispettare questi sinceri sentimenti.
Ma è altrettanto doveroso che anche gli italiani (assieme ai multilingue e multi- etnici non schierati a favore della SVP, riscoprano con convinzione un loro “orgoglio athesino” legato alla loro presenza, ormai da diverse generazioni, in questa terra generosa nella sua natura e nel suo “porsi” agli abitanti onesti e, specialmente, affermare, in occasione di queste ed altre elezioni, la loro innegabile presenza athesina.
È l’ora di toglier l’argomento in bocca di chi, come Lucio Giudiceandrea crede di poter/dover scrivere:
«... noi altoatesini siamo appunto spaesati. Le nostre famiglie hanno lasciato le loro regioni d’origine, ma è come se non fossero mai arrivare qui. Ci sentiamo estranei nella (e alla) terra in cui viviamo, tanto quanto i sudtirolesi si sentono di appartenere ad essa, ...il nostro “disagio” è il sentimento esattamente contrario alla loro Heimat.»
O di chi (Riccardo della Sbarba – attuale Presidente della Giunta Provinciale):
«.... la malattia degli italiani di quassù, c’è poco da fare: quella di non far gruppo, di non avere una identità comune, né un radicamento.»
« Ecco, questo direi parlando di “italiani in Sudtirolo”: punto d’incontro delle due culture fin dalle origini.[...] Ma quest'elenco di tracce storiche non suscita in me grandi emozioni. Insomma: dove c’è il “me”, non ci sono gol “italiani”; dove ci sono gli “italiani”, non trovo il “me”»
« Che questi due tipi di rapporti con i luoghi, le identità che ne derivano, restino scissi, che insomma in Sudtirolo io trovi il “me” da un lato e rintracci gli “italiani” dall’altro, ma che fra i due non avvenga alcun cortocircuito »
« Cominciamo magari dal considerare la mancanza di identità degli italiani non più come una malattia, ma come una risorsa. Rainer Münz, docente alla Himbold Universtät di Berlino ha definito gli italiani del Sudtirolo come “Gastarbeiter” (“lavoratori stranieri”)
No, No, No.
Credo di poter sperare che sia venuta l’ora dell’“orgoglio athesino” anche per gli italiani. La propaganda elettorale tedesca di queste elezioni farà largo uso del motto: “Stolz auf Südtirol /Fieri del Südtirol “
Scrive ancora Riccardo della Sbarba:
«La strada è quella di avviare una gestione intelligente e aperta del sistema, il cui l’autonomia perda il suo carattere etnicentrico, i gruppi facciano un passo indietro e le persone in carne ed ossa un passo avanti. In questo modo potrebbe farsi avanti pian piano l’orgoglio di vivere in questa terra plurilingue, in un grande laboratorio di dialogo interculturale. Se questa attitudine plurale diventa possibile e istituzionalmente accreditata, credo che in essa possa riconoscersi gran parte degli italiani che vivono in Sudtirolo, insieme a tutti quei tedeschi e ladini che vorranno.»

Ecco ATHESIS ormai da due anni e più cerca di seminare la convinzione che qui, nelle dovute proporzioni, sono di casa, nella loro Heimat, con pari dignità, sia tutti coloro che amano definiscono Südtiroler, sia tutti gli altri abitanti, italiani e mistilingui che nell’Alto Adige, nel “Land an der Etsch und im Gebirge/ o meglio “Südtirol”("SUB-Tirolo ?) in «terra athesis» riconoscono la loro unica madre patria (Vaterland in tedesco)
Ed il caldo invito va quindi ai nostri rappresentanti politici di Forza Italia e AN di non permettere che in Sudtirolo/ Alto Adige in queste trattative pre-elettorali tutto si risolva in una simulazione della costituzione di un partito “federalista, autonomista, interetnico”, una miscellanea di “uomini calamita”, mossi solo dalla volontà di acquisire un seggio provinciale, o di garantire ai loro “padroni” romani o padani,di vantarsi di un successo elettorale ottenuto con lo scambio sulla scacchiera delle più eterogenee pedine “senza anima” “solo peso numerico”.
Ricordiamoci che la nostra piccola patria è, secondo gli accordi di Parigi, da considerarsi divisa in due blocchi: i “Südtiroler” che hanno ottenuto le garanzie etniche, e “gli altri” che hanno fornito il parametro di quali garanzie dovevansi assicurare loro.
Per noi di Athesis, tutti quest’ultimi sono globalmente gli “athesini” che ora reclamano delle opportune difese ed il diritto di determinare direttamente il loro destino e le loro appartenenze etnico-politiche senza l’imposizione di alchimie superregionali o “nazionali”
Attenzione quindi ai nostri “commissari ordinari e straordinari”: è l’ora del senso di dignità athesino”. I singoli “plenipotenziari” romani o padani sono cordialmente invitati a rispettare con scrupolosità la peculiarità, i sentimenti, l’orgoglio del “popolo” che hanno l’incarico di “convogliare”


Carlo/Karl Berger
Laboratorio Athesis
ca.berger@libero it






lunedì 18 agosto 2008

Terra Athesis = «originaria “indeterminazione” etnica fluida, tradita da un’impostazione monodimensionale: la metafora del “castello»

Terra Athesis = «originaria “indeterminazione” etnica fluida, tradita da un’impostazione monodimensionale: la metafora del “castello»

Un noto editorialista ha recentemente scritto su un suo altrettanto noto blog quanto segue:

“Se ho ben capito Athesis indica una prospettiva fondata su un modello ad arco. Dal punto di vista storico la peculiarità di questa terra è la sua originaria “indeterminazione” etnica (fluida, secondo l’idea fluviale del riferimento all’Adige), un’indeterminazione ovviamente virtuosa e per così dire “tradita” da una interpretazione che vede nel Tirolo (o nella “matrice austriaca”) un’impostazione per l’appunto monodimensionale e tutt’altro che “fluviale” (prevale qui la metafora del “castello”)
”Quella che Athesis considera essere una parentesi, determina ancora in modo rilevante la mentalità e l’orbita sentimentale della maggioranza della popolazione di lingua tedesca (che come sai è molto più attaccata alla metaforica del “castello” che a quella del fiume”)

Mi permetto analizzare con un linguaggio un po’ più “storico” la dotta interpretazione della storia della “terra lungo l’Adige e fra i monti”
Egli scrive

«Athesis indica in prospettiva un modello ad arco:
a) Dal punto di vista storico la peculiarità (= caratteristica) di questa terra è la sua “indeterminazione” ( = imprecisione) etnica.»
Quindi:
= “secondo l’idea fluviale del riferimento all’Adige” la caratteristica essenziale di questa terra è la sua imprecisione etnica
= questa imprecisione etnica è fluida = questa terra non è etnicamente precisa per la presenza dell’Adige (che sembra che sia fluido!)
= per la presenza di un fiume “l’etnia di questa terra” non è precisa.
Ma “etnia” [ dal greco éthnos ‘razza, popolo (V. etnico) a. f. è un $ raggruppamento umano basato su comuni caratteri razziali, linguistici o culturali] non è un concetto spaziale, territoriale, modestamente mi pare.

Mi pare che la dotta esposizione del nostro editorialista faccia un po’ di confusione fra storia ed etnia.
b) Dal punto di vista storico, anche questa terra, come del resto tutte le altre, ha delle sue ben determinate peculiarità. Basta seguirne cronologicamente le varie fasi per comprendere appieno il “modello ad arco”.
La storia è cronaca, narra i fatti, non ha indeterminatezze. Le indeterminatezze semmai sono interpretative, secondo le convenienze politiche, possono essere naturalmente anche etniche, a seconda delle fasi della germanizzazione.
La peculiarità geografica di questa terra è presenza dei monti e del fiume Adige, attorno ai quali, o partendo dai quali, si sviluppa tutta la sua storia, in ordine cronologico: “ad arco?”
Si legga, per cortesia l’opinionista, il fondamentale contributo scritto in merito da Otto Stolz:
« Begriff, Titel und Name des tirolischen Landesfürstentum» in: „Festschrift zu Ehren Emil von Hoffenstals“
in: Schlern Schriften – Heft 9 – Wagner Innsbruck – 1925, pp, 429 ss.
Potrà rendersi conto che storicamente l’”arco” che terminerebbe nel Südtirol dei nostri tempi, inizia con il riferimento sommario ai “montes”, “montana”, ed in tedesco “die Berge”, im Gebirge” (“e ciò spiega – dice Stolz – perché in Baviera e nella Svevia orientale s’indicava tout court la parte centrale delle Alpi, vale a dire il territorio dell’Inn e dell’Adige, quale “montes, montana, die Berge o das Gebirge, e la popolazione stessa di questi territori fece sua la denominazione”. “Il Conte Mainardo habere domicilium et residere intra montana” si legge per es. nella ricognizione effettuata nel 1282 dal Vescovo Corrado di Coira.
“Ai tempi dei Romani quella “magnifica e rinomatissima” regione” era chiamata semplicemente “Etschland” scriveva Marx Sittich von Wolkenstein nella sua “Landesbeschreibung” del 1600.”

Su
http://www.polis.bz.it/ ho già trascritto i testi integrali dei due contributi sulla storia del concetto “Tirol” del prof. Klaus Brandstätter, Uni. Innsbruck, e di Hans Heiss, che ognuno può valutale a modo suo ma che, in ogni caso, raccontano l’ultimo momento dell’esistenza della Contea del Tirolo in questo modo: “...Margarethe Maultasch è citata come domina Actasis in una cronaca bavarese risalente alla metà del ‘300: anche il futuro imperatore, il margravio Carlo IV, parla nel 1347 di “Herrschaft” (signoria) e di “Land an der Etsch” (terra all’Adige); nel 1363, il duca Rodolfo invia una lettera dai toni entusiastici al doge di Venezia per comunicargli l’acquisizione del Tirolo, che chiama “terra all’Adige”/”terra athesis”

c) Determinazione o indeterminazione etnica delle genti “lungo l’Adige e fra i monti”: vanno esaminate secondo i periodi storici: è più che evidente le nobili prosapie che per prima appaiono nella storia medioevale athesina erano di provenienze etniche le più disparate (basti pensare ai Conti di Appiano che estendevano le loro giurisdizioni fino nell’alta Val di Non, ai nobili avvocati di Tarasp, ai signori di Wanga, che signoreggiavano in Val Venosta, ai nobili di Tures, o di Enn/Egna.) Senza parlare della assoluta indeterminatezza etnica subentrata nella stirpe dinastica Tirolo-Gorizia, dei Tirolo, Tirolo-Andechs Tirolo Hirschenbeg. Per capire la formazione degli usi e costumi del popolo tirolese, delle loro caratteristiche antiche non rimane che da seguire le varie storie, e le varie interpretazioni della “germanizzazione” della nostra terra che non è né fluida, né castellana.

d) Indeterminazione etnica fluida “tradita” dal castello.
Lasciamo stare, per cortesia, in questa sede di argomentare sull’influenza del castello sulla affermazione del nome di Tirolo. Perché il nome di Tirolo per questa famiglia dinastica è noto storicamente, prima del castello, fin dai tempi in cui erano sei semplici conti della Venosta.
La dizione “comitis Tirolis” compare per la prima volta nel 1254: Otto Stolz afferma infatti:
“L’’accordo con il quale, a Merano il 10 novembre 1254 i generi del Conte Alberto del Tirolo, vale a dire il Conte Mainardo III di Gorizia (=Mainardo I di Tirolo e di Gorizia) ed il Conte Gebhard von Hirschberg
spartiscono fra loro il lascito ereditario del defunto Conte è il primo atto legale con il quale si dispone del gruppo dei possessi signorili situati “fra i monti”del Conte di Tirolo (vereinigten Herrschaftsbesitz) e degli Andechs quale un’unità territoriale –
Tutti i documenti precedenti riguardano solo le singole contee, avvocazie e signorie fondiarie dalle quali si è formato gradualmente la Contea di Bolzano. Ora, giacché si discute contrattualmente del tutto, si usa il termine “dominium” anche per questa totalità di territori, tuttavia, ancora in un rapporto che, per lo stato del divenire dell’epoca, è assai indicativo.
È detto, infatti:
Il Conte
Gebhard von Hirschberg riceverà a nord del ponte di legno (presso Vipiteno) e di Landeck Ÿomni dominio proprietatis, feodorum, advocacie et investitione vasallorum de bonis positis in terminis nominatis , vale a dire tutti i diritti di signoria che per lui esistono in proprio, in feudo ed avvocazia, e tutti i superiori diritti feudali che da lui discendono entro questi confini. Qui il “dominium” è quindi considerato un insieme variamente composto.
Più avanti è detto, tuttavia, che il
Conte Mainardo riceverà a sud di questi confini il Ÿtotum dominium quondam comitis Tyrolis , vale a dire tutta la signoria del defunto Conte del Tirolo.
Ed infine si stabilisce che nessuno dei due contraenti non potrà acquisire nulla “in dominio” nella signoria dell’altro. Per ultimo, quindi, “dominium” è inteso in senso spaziale quale signoria territoriale; nella seconda posizione come una ben determinata area di dominio/ Herrschaftsbereich, giunta ormai ad una sicura unità, della ben conosciuta dinastia dei Conti del Tirolo.

e) «un’indeterminazione, ovviamente virtuosa, e per così dire “tradita” da una interpretazione che vede nel Tirolo (o nella “matrice austriaca”) un’impostazione per l’appunto monodimensionale e tutt’altro che “fluviale” (prevale qui la metafora del “castello”)»
Impostazione monodimensionale: un'unica dimensione del “Tirolo”: No!.
Mi perdoni l’interessato ma qui veramente non posso trascrivere tutti gli studi fatti in merito dai nostri più famosi storiografi. Posso dirgli solo: “Se è interessato a conoscere l’articolazione della nostra terra nei vari secoli, legga e studi con pazienza i relativi trattati di storia. La ricerca e documentazione elaborata da me, invece, in 14 anni di studio è volentieri a sua disposizione, per una prima presa di contatto con la storia “athesina”, nucleo e radice per la comprensione delle affermazioni di ATHESIS quando dice:
“I Südtiroler non hanno nessuna ragione di temere per la “altoadigezzazione” (fascista) della loro terra, perché il concetto “Etschland” – anche se in versione tedesca – è fermamente presente già prima del 1200 nelle “Urkunden” (“Tiroler Urkundenbuch – I Abt.).
E Franz Huter, che le ha elaborate nella prefazione del I° volume scrive infatti:
Wir haben für den ersten Teil des Tiroler Urkundenbuches das deutsche Etschland d. i die Gegend von der Salurner Klaus nordwärts über Bozen bis gegen Meran, und des Vitschgau, d. i. das Tal aufwärts von Meran bis zum Reschen und dem Ursprung der Etsch, gewählt, weil diese Gebiet den geschichtlichen Kern der Grafschaft Tirol als eines eigenes Landesfürstentums des alten deutschen Reiches und zugleich ein Hautstück des geschlossenen Südrandes des deutschen Volkspartei – und Kulturboden bildet.“

Avveniristi al contrario? Reminiscenze archeologiche? Preistoriche?
Come pensa il nostro opinionista di far coincidere queste storiche affermazioni con il suo dotto:
«Dal punto di vista storico la peculiarità di questa terra è la sua originaria “indeterminazione” etnica (fluida, secondo l’idea fluviale del riferimento all’Adige), un’indeterminazione ovviamente virtuosa e per così dire “tradita” da una interpretazione che vede nel Tirolo (o nella “matrice austriaca”) un’impostazione per l’appunto monodimensionale e tutt’altro che “fluviale” (prevale qui la metafora del “castello”)» ???
La specificazione “Land an der Etsch, in contrapposto a Land am Inn” e chiaramente attestata per il primo periodo, come per il secondo arco di tempo di quasi 700 anni la matrice austriaca lascia evidenti tracce di una costante differenziazione fra nord e sud.
Della metafora del “castello” più nessun cenno: anzi, nel 1420, Merano si vide privata del titolo di capoluogo regionale a favore di Innsbruck. Oggi, il nostro Südtirol si è trasformato in una sub-regione del Land austriaco “fluviale” sull’Inn ( in un SUB-TIROLO) e il castello atavico della dinastia tirolese “nucleo e cuore della regione tirolese” è stato dimenticato, come i “capitani all’Adige che reggevano tutto il Tirolo ai tempi della Maultasch.
Ricordiamo p. es. che nella riforma amministrativa avviata nel XVIII secolo dall’imperatrice Maria Teresa (1740.1780) e proseguita dal figlio Giuseppe II (1740-1790) il territorio venne articolato nel 1754 in circoli (Kreise): nord e sud del paese vennero suddivisi in nuovi distretti amministrativi: i circoli dell’Oberinntal, dell’Unterinntal, dell’alta Val d’Isarco (Wipptal), val Pusteria, Burgraviato e Venosta, terra all’Adige e all’Isarco (an der Etsch und am Eisack) ai Confini italiani (an Welschen Konfinen). Impostazione monodimensionale e tutt’altro che fluviale???

Orgoglio “athesino”
Non sarà mai stato detto in modo sufficientemente chiaro che il nucleo dell’inedito pensiero politico
di Athesis va ricercato solo in queste domande che pongo già da due anni:
“Perché i nostri confratelli “Südtiroler” oggi odiano a tal punto i termini “Alto-Adige” ed “altoatesini” da volerli eliminare ovunque e con ogni mezzo?”
“Perché molti italiani, media compresi, si prostituiscono alla “superiorità” del termine Tirol e Tirolesi e s’adattano a considerarsi cittadini SUB-tirolesi?”
“Perché “gli italiani che sono qui (per la maggior parte) eredi della popolazione “athesina” originaria, ma figli dei figli dei figli di “regnicoli” tendono a rifiutare non trovano in loro stessi l”orgoglio athesino” che permetta loro di sentirsi qui “a casa” senza se e senza ma?”
“Perché gli italiani di qui devono ancora essere vittime della retorica nazionalista efficacemente impiantata qui dal fascismo?”

I tempi di Tolomei e del fascismo sono passati. Nessuno vuol negare ai “Südtiroler l’uso” e l’affetto verso il loro glorioso Südtirol, lo “Stolz auf Südtirol” che leggiamo ora sui loro manifesti elettorali, ma non impongano, per favore, agli altoatesini di lingua italiana ed ai pluri-lingue di trasformarsi tutti in “echten Südtiroler”; non nascondano alle nuove generazioni, tedesche ed italiane, la vera storia della nostra “terra lungo l’Adige e fra i monti” /”terra Athesis”, culla della civiltà tirolese, ma anche “antefatto illustre” di una comunità interetnica, plurilingue, che ha dato i natali ad illustri personaggi come p. es. il grande Vescovo-Principe di Trento Federico Wanga.

Altre domande pone, altre perplessità esprime il nostro “opinionista” nel suo Blog rispett ad Athesis.
Mi riservo di rispondere con calma.
Chiudo, tuttavia, con una domanda, una perplessità mia personale:
In queste ore Bossi, e per lui, Calderoli, stanno imbastendo un’operazione che dovrebbe immettere il Carroccio nella specificità territoriale della terra athesina tramite elementi “transfughi” dalla Volkspartei e da partiti centristi di marca italiana.
Scopo (sempre e solo quello) di aggiudicarsi un seggio in Giunta Provinciale tramite un candidato “echt Deutscher” che sappia dimostrare che, per arrivare a co-governare- con la Sammelpartei occorre saper parlare la sua lingua, conoscere la natura, i problemi, le prospettive, le aspirazioni spesso contrastanti di questo popolo di confine, saper mediare, accantonare la faziosità politica nazionalistica con lo spirito di concordia che nelle famiglie “plurilingue” è regola fondamentale sine qua non...
Sapranno i “coordinatori “ del nuovo PDL altoatesino, o di Forza Italia, o di AN adeguarsi, o nella strategia di avvicinamento alla SVP, si lasceranno “superare in curva” dall’autonomista per eccellenza, Umberto Bossi?

Carlo/Karl Berger – Laboratorio Athesis –
ca.berger@libero.it