domenica 24 agosto 2008

Il grande assente: l’orgoglio athesino

Ci si da un grande d’affare, in questi giorni, attorno all’attivismo della Lega Nord, vale a dire all”accelerazione del Carroccio, all’acquisizione nella stessa unica lista italiana elettorale della Lega Nord del supernazionalista tedesco Roland Atz e del “mite” Giovanni Ivan Benussi.
Cito da “La Lega” (Segnavia)..........
C’è chi cerca di “vedere i lati positivi, nell’Alto Adige, per chi ama una certa visione etnocentrica dell’autonomia. Si può cercare di non dire sulla Lega quel che si è ripetuto per anni e che ora, non si sa se per convenienza, paura, dabbenaggine, miopia o ignavia non si vuol ripetete.”
Ed ancora
“Lega, Lega delle mie brame, chi è il meglio candidato del reale?
“Mi ricordo della Lega, quando parlava dei movimenti indipendentisti locali come dei modelli da seguire. Acqua, naturalmente celtica, benedetta e del Po ne è passata tanta sotto i ponti e la Lega è diventata grande.[...] Di governo. E di lotta. E pure di potere, come sembrerebbe di vedere dagli incontri tra Calderoli e la SVP. La Lega sembra disponibile a dare tutto l’appoggio che vuole alla SVP e, in cambio, a fornire gli uomini adatti per la giunta: Atz, il discusso ex falco della SVP, noto per le sue posizioni untraconservatrici sull’immigrazione ed il nomadismo e Benussi.
L’ex sindaco di Bolzano, consigliere comunale con i voti dei moderati, passa così all’attacco dalla parte del partito più di destra dello schieramento politico italiano. Un partito autonomista e localista che, proprio per questo, non ha senso nella Provincia di Bolzano, essendoci già e per gli autoctoni, la SVP.
Non nascondo un certo imbarazzo ed una certa insofferenza davanti alla decisione di Ivan. Che non comprendo né ideologicamente e neppure politicamente. Lista Benussi, CdL, Cigolla, Bossi: non sembra certo stabile la posizione di Benussi. Non credo che ce la farà. E la Lega resterà comunque fuori dalle alleanze con la Svp, che irride, seduce, prende e poi torna sempre a casa. Dal Partito Democratico…»


Benussi: Dall’ “Appello di Giovanni Ivan Benussi ai cittadini” venerdì 04/11/05
«...mi sono prefisso candidandomi come vostro Sindaco, di essere in sintonia con la gente, parlare più con le persone che con i partiti, diventare la voce dei cittadini come alfiere dei loro problemi. Ho sempre sostenuto che ci vuole un maggior coinvolgimento di tutti i cittadini ...ll gioco dell’opposizione cerca di minimizzare questa evidente e motivata voglia di cambiamento [...] ...
Io non parlo con il linguaggio fumoso della politica, sono concreto e cerco di parlare chiaro e di farmi capire da tutti. Il mio linguaggio è diretto e semplice, perché parlo con il cuore a tutti i cittadini, italiani, tedeschi, oltre che alle centinaia di ladini di Bolzano che comprendono quanto cerco anche il loro consenso

A Benussi da un Athesino
di Karl/Carlo Berger
- domenica 02/09/07

Caro architetto Ivan Benussi,

mi permetta, da “veterano” militante dei rapporti fra il gruppo etnico italiano e quello tedesco, di esprimerLe il mio pensiero sulla Sua nuova iniziativa, resa nota ai quotidiani locali, con il Suo “comunicato stampa”.[...]
Nel Suo comunicato, che elenca i punti programmatici più comuni che ogni partito o movimento possa esporre, mancano assolutamente i “mistilingue”. E mi meraviglia: non sono anche i Suoi figli dei mistilinque?
Ma mancano gli ideali: manca il senso di appartenenza ad una “terra lungo l’Adige e fra i monti”, la patria comune dei "Südtiroler” e degli “altoatesini di lingua italiana e mistilingue” perché fertile humus “in montana” del successivo svilupparsi della Contea unitaria dell Tirolo, Land an der Etsch e Land an der Inn.
Manca un programma di preclusione alla persistente accusa agli italiani di essere dei “relitti fascisti” (Sven Knoll p. es). Manca il proposito di non permettere che il termine Alto Adige sia sostituito con quello di Sudtirolo ( e mi sono permesso di riportare qui sotto alcuni stralci dell’opera letteraria del nostro Presidente del Consiglio Provinciale, il volterrano dott. Riccardo della Sbarba”, che in tutta il suo libro per centinaia di volte usa “Sudtirolo” al posto di Alto Adige. Ed è lui che ha l’onore di rappresentare gli italiani ed ....a contribuire alla “tedeschizazzione” del nostro (= LORO,) Land)»

Dicevo nell’incipit: “Ci si da un grande d’affare in questi giorni ...”
e proseguo: attorno a questa incredibile storia di assoluto disprezzo dell’opinione della cittadinanza interessata. Come si sono espressi i personaggi di spicco del futuro PDL altoatesino? Ho riportato ieri le loro opinioni. Qui in sunto:

Donato Seppi Unitalia
"Giovanni Benussi nella sua carriera ha esperimentato quasi tutti i Partiti... Questa sua decisione contraddice ogni affermazione da lui fatta fino a poco tempo fa”,
Giorgio Holzmann Alleanza Nazionale:
„Sarà Atz a guidare la Lista della Lega Nord.” “Di conseguenza Benussi rischia di consegnare i consensi degli elettori italiani ad un rappresentante tedesco e di diminuire pertanto il numero dei rappresentanti italiani nel Consiglio Provinciale”.
Holzmann non teme una perdita di voti degli altri partiti italiani in Alto Adige
Alberto Pasquali Forza Italia
„Una faccenda assai insolita“ definisce Alberto Pasquali di Forza Italia la candidatura di Roland Atz insieme a Giovanni Benussi nella Lega Nord.
Ora serve anche un chiarimento dei rapporti della Lega con la SVP, così come fa Lega ed il Popolo della Libertà” pretende Pasquali.
Nessuno può negare le proprie radici: Atz è stato un uomo della SVP, anche se si è soffermato sempre nel campo di centro-destra.
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A questo punto, però, mi pare che non si possa fare a meno di dire a chiare lettere che quanto avviene è semplicemente indecoroso, deplorevole.
In tutto quest’affare nessuno mai cita i veri interessati a queste “manovre pre-elettorali”.
Qui, in una situazione relativamente chiara e stabilizzata, dove due “poli” si contendono la maggioranza dei voti, e solo (tranne i Verdi/Grünen) dei singoli movimenti, raggruppamenti, liste civiche o partitini, si dichiarano “territoriali”, super-etnici..., ecco che sul terreno compare una grossa, pesante ombra di un uomo – oltretutto ministro – che “sacrifica due giorni di vacanza” e, con la faccia più tosta che rubiconda si presenta al nostro Landeshauptmann Durnwalder, gli promette i mari ed i monti che già il partito di raccolta piangeva come persi (grazie ad un certo Peterlini) e, gustato il buon piatto di speck, raccontato qualche gustosa barzellette al “nostro”, fa una rapida scivolata d’ala fino al capoluogo atesino e - consolato l’Atz che non voleva Benussi, e Benussi che non voleva l’Atz, con il valido appoggio del trentino Pancheri (cosa mai hai fatto, Calderoli, ma non sapevi che i “Südtiroler” nel più storico castello “athesino” avevano solennemente giurato il Los von Trient?) - si presenta duro e puro come è buona norma del Carroccio, raduna i contendenti e “marsch! tutti e due in un'unica lista italiana e guai a chi protesta.!
Bravo! Grazie Calderoli, o Bossi, addirittura, che lo ha ispirato” grazie.
Gli “athesini” ti ringraziano. Per il tuo/vostro rispetto della dignità degli elettori.
Così Calderoli “compera”, a valigetta chiusa, Atz (con tutto il suo bel passato) e con un sol pugno rompe in mille frantumi lo specchio in cui in bell’ordine si specchiavano le forze politiche amiche ed avversarie. E non si capisce più nulla, e l’Atz bluffa, e detta legge, e si fa grande, e con questo nuovo suo “grandeur” impressiona i bravi partiti italiani, che ora balbettano “lo avremmo dovuto fare noi, stupidi che siamo” e la biondissima Michaela a rincalzare: “corriamo, forse siamo ancora in tempo a farci assumere da Calderoli, ora che c’è anche il pio Ivan”, e formeremmo una bella federazione Pdl-Lega per “non muoversi in ordine sparso nei rapporti con la SVP”.
E non s’accorge che così dicendo ammette il vuoto assoluto di idee e d’iniziative specialmente nel “suo” partito Forza Italia e teme addirittura un segreto “inghippo” fra Atz e la SVP, una finta manovra per mascherare il fallimento della politica di sinistra della SVP. Ma tace sulla grave mancanza di ogni iniziativa all’interno di Forza Italia atta a creare politicamente - con la presenza in lista di persone multi-etniche o mistilingue manifestamente presenti nella società e stimate dalle due comunità - le premesse per una collaborazione, o almeno il reciproco rispetto “sul campo di battaglia”, oltre che attirare (come Atz in Lega Nord) gli elettori SVP disillusi dal partito di raccolta.
Così Calderoli – apprendista stregone nella bottega del mago Bossi – “compera la valigetta di Benussi “a spanna”, senza verifica dei contenuti, forte della descrizione sull’etichetta che descrive il suo vecchio sogno del partito “territoriale” super etnico .....e bluffa pure lui, perché una persona intelligente del suo livello sa benissimo che la “superautonoma regione Sudtirol” è costituzionalmente un “quasi libero stato”, nato con l’accordo di Parigi, che sancisce definitivamente il buon diritto del gruppo etnico-linguistico tedesco di godere degli stessi diritti e garanzie di quello italiano, e pertanto attesta definitivamente il carattere di “partiti etnici” (e non “territoriali”) delle formazioni politiche di lingua tedesca, protetti dalle leggi italiane e garanzie internazionali, a copertura della temuta “assimilazione” della popolazione alogena tedesca da parte degli italiani.
Non è collegando ad un partito italianissimo come la Lega Nord un fanatico nazionalista tedesco quale è, e sarà sempre Atz, che si può rimuovere il concetto di lotta etnica, di conflitto fra identità minacciata e diritti dei conquistatori.
Un “partito territoriale”, che sogni di ignorare semplicemente la realtà delle etnie, può al massimo incontrare il favore di cittadini di mista etnia, incerti fra un ex Atz assolutamente nazionalista tedesco ed un “istriano” figlio di un convinto missino, ma non sostituire la sola ed unica realtà: che l’attestata natura plurietnica della popolazione altoatesina produrrà inevitabilmente sempre la necessaria presenza di partiti garanti delle opposte etnie.
Ma ciò che più impressiona in tutta quest’arrembaggio politico è la triste costatazione che in ogni caso, l’oggetto dimenticato è il semplice fiducioso cittadino. Non parliamo, al momento, dell’elettore tedesco, ma soffermiamoci alla triste sorte dei voti degli italiani, virtualmente “offerti venduti all’asta, al miglior offerente”, da personaggi che li usano come fiche al gioco d’azzardo della politica, sbattendoli sui tavoli verdi della roulette elettorale, senza attribuire loro un’anima, una partecipazione alla vita comune, una propria dignità.
A Roma, o ad Arcore, si sta ancora giocando ad individuale la destinazione delle varie fiches, dove piazzarle, che peso dar loro, il tutto solo in chiave nazionale, “do ut des” senza una minima considerazione della profonda realtà di un popolo (quello italiano) che qui vive, e deve vivere, quotidianamente in contatto con una fiera popolazione di cultura e tradizione germanica, accettandone le umiliazioni, la mortificazione dell’eliminazione del termine geografico e politico di “Alto Adige”, e quindi del loro status di “altoatesini”.
E tutto ciò benché sia storicamente dimostrato che i Tirolesi stessi abbiano nel loro DNA, nelle loro radici storiche, impresso indelebilmente il termine del fiume Adige, che la valle athesina, o meglio la “terra Athesis”, in tedesco “das Land an der Etsch und im Gebirge” è stata la culla, la “terra madre” plurietnica e multi-linguistica” delle più rinomate prosapie nobiliari pre-tirolesi del Land.
Spetta ai nostri fratelli Südtiroler coltivare nei loro sentimenti politici più il ricordo dei Conti di Tirolo e di Gorizia, che quello degli imperatori asburgici, o il mito di Andreas Hofer, ed a noi di rispettare questi sinceri sentimenti.
Ma è altrettanto doveroso che anche gli italiani (assieme ai multilingue e multi- etnici non schierati a favore della SVP, riscoprano con convinzione un loro “orgoglio athesino” legato alla loro presenza, ormai da diverse generazioni, in questa terra generosa nella sua natura e nel suo “porsi” agli abitanti onesti e, specialmente, affermare, in occasione di queste ed altre elezioni, la loro innegabile presenza athesina.
È l’ora di toglier l’argomento in bocca di chi, come Lucio Giudiceandrea crede di poter/dover scrivere:
«... noi altoatesini siamo appunto spaesati. Le nostre famiglie hanno lasciato le loro regioni d’origine, ma è come se non fossero mai arrivare qui. Ci sentiamo estranei nella (e alla) terra in cui viviamo, tanto quanto i sudtirolesi si sentono di appartenere ad essa, ...il nostro “disagio” è il sentimento esattamente contrario alla loro Heimat.»
O di chi (Riccardo della Sbarba – attuale Presidente della Giunta Provinciale):
«.... la malattia degli italiani di quassù, c’è poco da fare: quella di non far gruppo, di non avere una identità comune, né un radicamento.»
« Ecco, questo direi parlando di “italiani in Sudtirolo”: punto d’incontro delle due culture fin dalle origini.[...] Ma quest'elenco di tracce storiche non suscita in me grandi emozioni. Insomma: dove c’è il “me”, non ci sono gol “italiani”; dove ci sono gli “italiani”, non trovo il “me”»
« Che questi due tipi di rapporti con i luoghi, le identità che ne derivano, restino scissi, che insomma in Sudtirolo io trovi il “me” da un lato e rintracci gli “italiani” dall’altro, ma che fra i due non avvenga alcun cortocircuito »
« Cominciamo magari dal considerare la mancanza di identità degli italiani non più come una malattia, ma come una risorsa. Rainer Münz, docente alla Himbold Universtät di Berlino ha definito gli italiani del Sudtirolo come “Gastarbeiter” (“lavoratori stranieri”)
No, No, No.
Credo di poter sperare che sia venuta l’ora dell’“orgoglio athesino” anche per gli italiani. La propaganda elettorale tedesca di queste elezioni farà largo uso del motto: “Stolz auf Südtirol /Fieri del Südtirol “
Scrive ancora Riccardo della Sbarba:
«La strada è quella di avviare una gestione intelligente e aperta del sistema, il cui l’autonomia perda il suo carattere etnicentrico, i gruppi facciano un passo indietro e le persone in carne ed ossa un passo avanti. In questo modo potrebbe farsi avanti pian piano l’orgoglio di vivere in questa terra plurilingue, in un grande laboratorio di dialogo interculturale. Se questa attitudine plurale diventa possibile e istituzionalmente accreditata, credo che in essa possa riconoscersi gran parte degli italiani che vivono in Sudtirolo, insieme a tutti quei tedeschi e ladini che vorranno.»

Ecco ATHESIS ormai da due anni e più cerca di seminare la convinzione che qui, nelle dovute proporzioni, sono di casa, nella loro Heimat, con pari dignità, sia tutti coloro che amano definiscono Südtiroler, sia tutti gli altri abitanti, italiani e mistilingui che nell’Alto Adige, nel “Land an der Etsch und im Gebirge/ o meglio “Südtirol”("SUB-Tirolo ?) in «terra athesis» riconoscono la loro unica madre patria (Vaterland in tedesco)
Ed il caldo invito va quindi ai nostri rappresentanti politici di Forza Italia e AN di non permettere che in Sudtirolo/ Alto Adige in queste trattative pre-elettorali tutto si risolva in una simulazione della costituzione di un partito “federalista, autonomista, interetnico”, una miscellanea di “uomini calamita”, mossi solo dalla volontà di acquisire un seggio provinciale, o di garantire ai loro “padroni” romani o padani,di vantarsi di un successo elettorale ottenuto con lo scambio sulla scacchiera delle più eterogenee pedine “senza anima” “solo peso numerico”.
Ricordiamoci che la nostra piccola patria è, secondo gli accordi di Parigi, da considerarsi divisa in due blocchi: i “Südtiroler” che hanno ottenuto le garanzie etniche, e “gli altri” che hanno fornito il parametro di quali garanzie dovevansi assicurare loro.
Per noi di Athesis, tutti quest’ultimi sono globalmente gli “athesini” che ora reclamano delle opportune difese ed il diritto di determinare direttamente il loro destino e le loro appartenenze etnico-politiche senza l’imposizione di alchimie superregionali o “nazionali”
Attenzione quindi ai nostri “commissari ordinari e straordinari”: è l’ora del senso di dignità athesino”. I singoli “plenipotenziari” romani o padani sono cordialmente invitati a rispettare con scrupolosità la peculiarità, i sentimenti, l’orgoglio del “popolo” che hanno l’incarico di “convogliare”


Carlo/Karl Berger
Laboratorio Athesis
ca.berger@libero it






lunedì 18 agosto 2008

Terra Athesis = «originaria “indeterminazione” etnica fluida, tradita da un’impostazione monodimensionale: la metafora del “castello»

Terra Athesis = «originaria “indeterminazione” etnica fluida, tradita da un’impostazione monodimensionale: la metafora del “castello»

Un noto editorialista ha recentemente scritto su un suo altrettanto noto blog quanto segue:

“Se ho ben capito Athesis indica una prospettiva fondata su un modello ad arco. Dal punto di vista storico la peculiarità di questa terra è la sua originaria “indeterminazione” etnica (fluida, secondo l’idea fluviale del riferimento all’Adige), un’indeterminazione ovviamente virtuosa e per così dire “tradita” da una interpretazione che vede nel Tirolo (o nella “matrice austriaca”) un’impostazione per l’appunto monodimensionale e tutt’altro che “fluviale” (prevale qui la metafora del “castello”)
”Quella che Athesis considera essere una parentesi, determina ancora in modo rilevante la mentalità e l’orbita sentimentale della maggioranza della popolazione di lingua tedesca (che come sai è molto più attaccata alla metaforica del “castello” che a quella del fiume”)

Mi permetto analizzare con un linguaggio un po’ più “storico” la dotta interpretazione della storia della “terra lungo l’Adige e fra i monti”
Egli scrive

«Athesis indica in prospettiva un modello ad arco:
a) Dal punto di vista storico la peculiarità (= caratteristica) di questa terra è la sua “indeterminazione” ( = imprecisione) etnica.»
Quindi:
= “secondo l’idea fluviale del riferimento all’Adige” la caratteristica essenziale di questa terra è la sua imprecisione etnica
= questa imprecisione etnica è fluida = questa terra non è etnicamente precisa per la presenza dell’Adige (che sembra che sia fluido!)
= per la presenza di un fiume “l’etnia di questa terra” non è precisa.
Ma “etnia” [ dal greco éthnos ‘razza, popolo (V. etnico) a. f. è un $ raggruppamento umano basato su comuni caratteri razziali, linguistici o culturali] non è un concetto spaziale, territoriale, modestamente mi pare.

Mi pare che la dotta esposizione del nostro editorialista faccia un po’ di confusione fra storia ed etnia.
b) Dal punto di vista storico, anche questa terra, come del resto tutte le altre, ha delle sue ben determinate peculiarità. Basta seguirne cronologicamente le varie fasi per comprendere appieno il “modello ad arco”.
La storia è cronaca, narra i fatti, non ha indeterminatezze. Le indeterminatezze semmai sono interpretative, secondo le convenienze politiche, possono essere naturalmente anche etniche, a seconda delle fasi della germanizzazione.
La peculiarità geografica di questa terra è presenza dei monti e del fiume Adige, attorno ai quali, o partendo dai quali, si sviluppa tutta la sua storia, in ordine cronologico: “ad arco?”
Si legga, per cortesia l’opinionista, il fondamentale contributo scritto in merito da Otto Stolz:
« Begriff, Titel und Name des tirolischen Landesfürstentum» in: „Festschrift zu Ehren Emil von Hoffenstals“
in: Schlern Schriften – Heft 9 – Wagner Innsbruck – 1925, pp, 429 ss.
Potrà rendersi conto che storicamente l’”arco” che terminerebbe nel Südtirol dei nostri tempi, inizia con il riferimento sommario ai “montes”, “montana”, ed in tedesco “die Berge”, im Gebirge” (“e ciò spiega – dice Stolz – perché in Baviera e nella Svevia orientale s’indicava tout court la parte centrale delle Alpi, vale a dire il territorio dell’Inn e dell’Adige, quale “montes, montana, die Berge o das Gebirge, e la popolazione stessa di questi territori fece sua la denominazione”. “Il Conte Mainardo habere domicilium et residere intra montana” si legge per es. nella ricognizione effettuata nel 1282 dal Vescovo Corrado di Coira.
“Ai tempi dei Romani quella “magnifica e rinomatissima” regione” era chiamata semplicemente “Etschland” scriveva Marx Sittich von Wolkenstein nella sua “Landesbeschreibung” del 1600.”

Su
http://www.polis.bz.it/ ho già trascritto i testi integrali dei due contributi sulla storia del concetto “Tirol” del prof. Klaus Brandstätter, Uni. Innsbruck, e di Hans Heiss, che ognuno può valutale a modo suo ma che, in ogni caso, raccontano l’ultimo momento dell’esistenza della Contea del Tirolo in questo modo: “...Margarethe Maultasch è citata come domina Actasis in una cronaca bavarese risalente alla metà del ‘300: anche il futuro imperatore, il margravio Carlo IV, parla nel 1347 di “Herrschaft” (signoria) e di “Land an der Etsch” (terra all’Adige); nel 1363, il duca Rodolfo invia una lettera dai toni entusiastici al doge di Venezia per comunicargli l’acquisizione del Tirolo, che chiama “terra all’Adige”/”terra athesis”

c) Determinazione o indeterminazione etnica delle genti “lungo l’Adige e fra i monti”: vanno esaminate secondo i periodi storici: è più che evidente le nobili prosapie che per prima appaiono nella storia medioevale athesina erano di provenienze etniche le più disparate (basti pensare ai Conti di Appiano che estendevano le loro giurisdizioni fino nell’alta Val di Non, ai nobili avvocati di Tarasp, ai signori di Wanga, che signoreggiavano in Val Venosta, ai nobili di Tures, o di Enn/Egna.) Senza parlare della assoluta indeterminatezza etnica subentrata nella stirpe dinastica Tirolo-Gorizia, dei Tirolo, Tirolo-Andechs Tirolo Hirschenbeg. Per capire la formazione degli usi e costumi del popolo tirolese, delle loro caratteristiche antiche non rimane che da seguire le varie storie, e le varie interpretazioni della “germanizzazione” della nostra terra che non è né fluida, né castellana.

d) Indeterminazione etnica fluida “tradita” dal castello.
Lasciamo stare, per cortesia, in questa sede di argomentare sull’influenza del castello sulla affermazione del nome di Tirolo. Perché il nome di Tirolo per questa famiglia dinastica è noto storicamente, prima del castello, fin dai tempi in cui erano sei semplici conti della Venosta.
La dizione “comitis Tirolis” compare per la prima volta nel 1254: Otto Stolz afferma infatti:
“L’’accordo con il quale, a Merano il 10 novembre 1254 i generi del Conte Alberto del Tirolo, vale a dire il Conte Mainardo III di Gorizia (=Mainardo I di Tirolo e di Gorizia) ed il Conte Gebhard von Hirschberg
spartiscono fra loro il lascito ereditario del defunto Conte è il primo atto legale con il quale si dispone del gruppo dei possessi signorili situati “fra i monti”del Conte di Tirolo (vereinigten Herrschaftsbesitz) e degli Andechs quale un’unità territoriale –
Tutti i documenti precedenti riguardano solo le singole contee, avvocazie e signorie fondiarie dalle quali si è formato gradualmente la Contea di Bolzano. Ora, giacché si discute contrattualmente del tutto, si usa il termine “dominium” anche per questa totalità di territori, tuttavia, ancora in un rapporto che, per lo stato del divenire dell’epoca, è assai indicativo.
È detto, infatti:
Il Conte
Gebhard von Hirschberg riceverà a nord del ponte di legno (presso Vipiteno) e di Landeck Ÿomni dominio proprietatis, feodorum, advocacie et investitione vasallorum de bonis positis in terminis nominatis , vale a dire tutti i diritti di signoria che per lui esistono in proprio, in feudo ed avvocazia, e tutti i superiori diritti feudali che da lui discendono entro questi confini. Qui il “dominium” è quindi considerato un insieme variamente composto.
Più avanti è detto, tuttavia, che il
Conte Mainardo riceverà a sud di questi confini il Ÿtotum dominium quondam comitis Tyrolis , vale a dire tutta la signoria del defunto Conte del Tirolo.
Ed infine si stabilisce che nessuno dei due contraenti non potrà acquisire nulla “in dominio” nella signoria dell’altro. Per ultimo, quindi, “dominium” è inteso in senso spaziale quale signoria territoriale; nella seconda posizione come una ben determinata area di dominio/ Herrschaftsbereich, giunta ormai ad una sicura unità, della ben conosciuta dinastia dei Conti del Tirolo.

e) «un’indeterminazione, ovviamente virtuosa, e per così dire “tradita” da una interpretazione che vede nel Tirolo (o nella “matrice austriaca”) un’impostazione per l’appunto monodimensionale e tutt’altro che “fluviale” (prevale qui la metafora del “castello”)»
Impostazione monodimensionale: un'unica dimensione del “Tirolo”: No!.
Mi perdoni l’interessato ma qui veramente non posso trascrivere tutti gli studi fatti in merito dai nostri più famosi storiografi. Posso dirgli solo: “Se è interessato a conoscere l’articolazione della nostra terra nei vari secoli, legga e studi con pazienza i relativi trattati di storia. La ricerca e documentazione elaborata da me, invece, in 14 anni di studio è volentieri a sua disposizione, per una prima presa di contatto con la storia “athesina”, nucleo e radice per la comprensione delle affermazioni di ATHESIS quando dice:
“I Südtiroler non hanno nessuna ragione di temere per la “altoadigezzazione” (fascista) della loro terra, perché il concetto “Etschland” – anche se in versione tedesca – è fermamente presente già prima del 1200 nelle “Urkunden” (“Tiroler Urkundenbuch – I Abt.).
E Franz Huter, che le ha elaborate nella prefazione del I° volume scrive infatti:
Wir haben für den ersten Teil des Tiroler Urkundenbuches das deutsche Etschland d. i die Gegend von der Salurner Klaus nordwärts über Bozen bis gegen Meran, und des Vitschgau, d. i. das Tal aufwärts von Meran bis zum Reschen und dem Ursprung der Etsch, gewählt, weil diese Gebiet den geschichtlichen Kern der Grafschaft Tirol als eines eigenes Landesfürstentums des alten deutschen Reiches und zugleich ein Hautstück des geschlossenen Südrandes des deutschen Volkspartei – und Kulturboden bildet.“

Avveniristi al contrario? Reminiscenze archeologiche? Preistoriche?
Come pensa il nostro opinionista di far coincidere queste storiche affermazioni con il suo dotto:
«Dal punto di vista storico la peculiarità di questa terra è la sua originaria “indeterminazione” etnica (fluida, secondo l’idea fluviale del riferimento all’Adige), un’indeterminazione ovviamente virtuosa e per così dire “tradita” da una interpretazione che vede nel Tirolo (o nella “matrice austriaca”) un’impostazione per l’appunto monodimensionale e tutt’altro che “fluviale” (prevale qui la metafora del “castello”)» ???
La specificazione “Land an der Etsch, in contrapposto a Land am Inn” e chiaramente attestata per il primo periodo, come per il secondo arco di tempo di quasi 700 anni la matrice austriaca lascia evidenti tracce di una costante differenziazione fra nord e sud.
Della metafora del “castello” più nessun cenno: anzi, nel 1420, Merano si vide privata del titolo di capoluogo regionale a favore di Innsbruck. Oggi, il nostro Südtirol si è trasformato in una sub-regione del Land austriaco “fluviale” sull’Inn ( in un SUB-TIROLO) e il castello atavico della dinastia tirolese “nucleo e cuore della regione tirolese” è stato dimenticato, come i “capitani all’Adige che reggevano tutto il Tirolo ai tempi della Maultasch.
Ricordiamo p. es. che nella riforma amministrativa avviata nel XVIII secolo dall’imperatrice Maria Teresa (1740.1780) e proseguita dal figlio Giuseppe II (1740-1790) il territorio venne articolato nel 1754 in circoli (Kreise): nord e sud del paese vennero suddivisi in nuovi distretti amministrativi: i circoli dell’Oberinntal, dell’Unterinntal, dell’alta Val d’Isarco (Wipptal), val Pusteria, Burgraviato e Venosta, terra all’Adige e all’Isarco (an der Etsch und am Eisack) ai Confini italiani (an Welschen Konfinen). Impostazione monodimensionale e tutt’altro che fluviale???

Orgoglio “athesino”
Non sarà mai stato detto in modo sufficientemente chiaro che il nucleo dell’inedito pensiero politico
di Athesis va ricercato solo in queste domande che pongo già da due anni:
“Perché i nostri confratelli “Südtiroler” oggi odiano a tal punto i termini “Alto-Adige” ed “altoatesini” da volerli eliminare ovunque e con ogni mezzo?”
“Perché molti italiani, media compresi, si prostituiscono alla “superiorità” del termine Tirol e Tirolesi e s’adattano a considerarsi cittadini SUB-tirolesi?”
“Perché “gli italiani che sono qui (per la maggior parte) eredi della popolazione “athesina” originaria, ma figli dei figli dei figli di “regnicoli” tendono a rifiutare non trovano in loro stessi l”orgoglio athesino” che permetta loro di sentirsi qui “a casa” senza se e senza ma?”
“Perché gli italiani di qui devono ancora essere vittime della retorica nazionalista efficacemente impiantata qui dal fascismo?”

I tempi di Tolomei e del fascismo sono passati. Nessuno vuol negare ai “Südtiroler l’uso” e l’affetto verso il loro glorioso Südtirol, lo “Stolz auf Südtirol” che leggiamo ora sui loro manifesti elettorali, ma non impongano, per favore, agli altoatesini di lingua italiana ed ai pluri-lingue di trasformarsi tutti in “echten Südtiroler”; non nascondano alle nuove generazioni, tedesche ed italiane, la vera storia della nostra “terra lungo l’Adige e fra i monti” /”terra Athesis”, culla della civiltà tirolese, ma anche “antefatto illustre” di una comunità interetnica, plurilingue, che ha dato i natali ad illustri personaggi come p. es. il grande Vescovo-Principe di Trento Federico Wanga.

Altre domande pone, altre perplessità esprime il nostro “opinionista” nel suo Blog rispett ad Athesis.
Mi riservo di rispondere con calma.
Chiudo, tuttavia, con una domanda, una perplessità mia personale:
In queste ore Bossi, e per lui, Calderoli, stanno imbastendo un’operazione che dovrebbe immettere il Carroccio nella specificità territoriale della terra athesina tramite elementi “transfughi” dalla Volkspartei e da partiti centristi di marca italiana.
Scopo (sempre e solo quello) di aggiudicarsi un seggio in Giunta Provinciale tramite un candidato “echt Deutscher” che sappia dimostrare che, per arrivare a co-governare- con la Sammelpartei occorre saper parlare la sua lingua, conoscere la natura, i problemi, le prospettive, le aspirazioni spesso contrastanti di questo popolo di confine, saper mediare, accantonare la faziosità politica nazionalistica con lo spirito di concordia che nelle famiglie “plurilingue” è regola fondamentale sine qua non...
Sapranno i “coordinatori “ del nuovo PDL altoatesino, o di Forza Italia, o di AN adeguarsi, o nella strategia di avvicinamento alla SVP, si lasceranno “superare in curva” dall’autonomista per eccellenza, Umberto Bossi?

Carlo/Karl Berger – Laboratorio Athesis –
ca.berger@libero.it

Orgoglio Athesino

Penso alla “terra Athesis” terra madre di tutti noi, Südtiroler + Athesini e penso quanto opportuno sarebbe che un forte schieramento politico locale (PDL?) si decidesse finalmente di esortare: “Amici Südtiroler, siate fieri del vostro Südtirol “ come noi consciamente, sicuramente siamo fieri di vivere qui legittimamente, non da “Gastarbeiter” ma da “popolo athesino” (termine da non confondere con il, da Voi. tanto odiato termine Tolomeiano di “Alto atesino”, che avete deciso di liquidare, di odiare di tutto cuore in quanto –erroneamente –ritenuto !fascista”).
Karl/Carlo Berger