martedì 30 settembre 2008

Il termine ALTO ADIGE è VERAMENTE IN PERICOLO?

Caro Valentin(0) = Valentino Liberti
Il 4 settembre 2008 mi hai chiesto:.
«Quale problema rappresenta “Sudtirolo”? E “Alto Adige” è davvero in serio pericolo?»
[«Un’ultima cosa: lei è per l’abolizione di “Südtirol” a vantaggio di “Land an der Etsch und im Gebirge” o no?»-
Risposta CK: era passata la mezzanotte ed evidentemente stavi sognando. Quando i sveglierai, leggi, leggi, leggi – non hai mai ancora letto, o comunue capito pensiero Athesis? ] chiusa la breve parentesi.

Von: Berger Carlo/Karl am 8. September 2008 um 13:49
Ti farò il grande favore di documentarti man mano che mi capitano a tiro le prove di quanto ho affermato.
Von: Berger Carlo/Karl am 8. September 2008 um 19:39
Per oggi cosi, non dimenticherò di istruirti a dovere per toglierti questa grave lacuna nella vera conoscenza dell’odio dei ns. Südtiroler verso in nostro legittimo nome territoriale = Das Land an der Etsch/Athesis.

Ed ecco che arriva in soccorso niente po’ po’ che

Mazinga Z detto: 12 Settembre 2008 a 12:19
@Berger Carl/Karlo
«…das Wort “altoatesini” können Sie mal gleich streichen….
Hier ist Tiroler Land, das Land an der Etsch und im Gebirge! = (TOHH!)
Das Wort Alto Adige ist eine Erfindung und eine Farce, so wie viel andere (man denke nur mal an Winnebach… was mit Prato alla Drava übersetzt wurde).»

Non mi avevi chiesto se “Alto Adige” è davvero in serio pericolo?»
Ma ecco oggi una lettera al direttore – Leserbrief Dolomiten di Cristian Kollmann

Faschistenfreundliche Positionen
Grüne: von Cristian Kollmann, Sud-Tiroler Freiheit, MunchenlLaurein
«Mit Mut gegen Rechts" ­so laut "Dolomiten" vom 25. September das Motto der Jungen Südtiroler Grünen. Auch auf ihrer Homepage sehen sich die "Young Greens Southtyrol" als Bekampfer des Faschismus und Rassismus. An sich beein­druckend - so weit.
Doch wie heißt es im italienischen Text?
"I Giovani Verdi Alto Adige si schierano decisamente contro ogni forma di pensiero fa­scistoide e razzista e ogni suo sottoprodotto e variante."
Ein Widerspruch in sich, denn warum schreiben dann die Grünen in mitläuferischer Weise "Alto Adige"? Weil die Grünen den Faschismus, wenn er von italienischer Seite kommt, geme relati­vieren oder gar verteidigen:
Unter dem Deckmantel der sprachlich-kulturellen Vielfalt und des friedlichen Zusam­menlebens sind die Grünen für den Erhalt der faschistisch belasteten Orts- und Flur­namen, angefangen bei "Alto Adige".
Auch die mehrspra­chige Schule und somit die "Altoatesinisierung“ Südtirols ist ein Anliegen der Grünen und nicht ohne Zufall auch der italienischen linken wie rechten Parteien!
Mut gegen Rechts? So lange die Grünen auf ihren faschistenfreundlìchen Positionen beharren, sind sie keineswegs mutig, sondern bestenfalls mutwillig und ganz gewöhliche Mit­läufer.»

Come la mettiamo? Il termine „Alto Adige“ corre o non corre un serio pericolo?
Carlo/Karl Berger - Laboratorio Athesis - ca.berger@libero.it

lunedì 29 settembre 2008

Luk4S - poche ma confuse idee sulla Heimatgeschichte

a) SUB-Tirolo: Hai un'idea dove si trova il castello di Tirolo? Dove è nata la Dinastia dei Tirolo? Dove risiedeva Margarete Maultasch ultima duchessa Tirolo-Gorizia? Hai l'idea chi erano i conti di Andechs che hanno fondato Innsbruck. Hai l'idea perché Otto Stolz ha scritto "Senza la valle dell'Adige, la valle dell'Inn non è più Tirolo? NO!
NO? Allora non posso più aiutarti. Ci sono in giro degli ottimi professori di storia che a pagamento t’insegnano ciò che io qui sopra ho cercato di "inculcarti" "a'gratis". Ognitanto c'è qualcuno che "si vergogna" di non sapere (e di non voler sapere) nulla della propria Heimatgeschichte.
b)"Alto Adige": però, fino a Napoleone ci sei arrivato; poi, puoi ancora “redimerti” facendoti spiegare da quel proff. di cui sopra cosa hanno voluto dire gli storiografi di cui sopra con i riferimenti di cui sopra, al Land an der Etsch di cui sopra.
c) “evoca il periodo fascista ... Napoleone che ha fatto tanto di male”. Lasciali stare allora!!!
E cerca di evocare invece quanto di bello, di buono, di storicamente valido (la creazione della nostra Heimat) hanno fatto i Tirolo-Gorizia di cui ora godiamo il nome. Peccato, però, che il prof Klaus Brandstätter dell'Uni di Innsbruck (vedi sopra) affermi testualmente:
“Etschland appariva assai più fondato dal punto di vista storico, visto che le sue varianti di “Land an der Etsch”, “bei der Etsch” ed ulteriori combinazioni, avevano designato fin dal medioevo l’area della valle dell’Adige, ossia il “Viertel” lungo l’Adige, e, occasionalmente, la parte di contea del Tirolo a sud delle Alpi che confinava con l’Inntal”, oltre a essere stato utilizzato per lungo tempo quasi come sinonimo di “Tirol”.
d) Ma non avevi detto che estrapolavo solo notizie parziali?
Vedi che ti ho risposto: leggi, leggi, leggi meglio e non far sempre, solo per divertimento e per provocare, il "finto ignorante della Heimatgeschichte", il “finto tonto”
Guarda che non ti conviene: va a finire che qualcuno ci crede veramente che sei un tonto. E sarebbe peccato, no?

domenica 28 settembre 2008

... a Gabrielle Di Luca, un orgoglioso ATHESINO

da Carlo/Karl Berger

Pubblicato da Étranger il 25 settembre 2008 sotto il titolo “Orgoglio athesino
Scrive l’opinionista Gabrielle Di Luca:
«Leggo nel blogg di Concetta Failla che Carlo/Karl Berger ha aperto un suo blog personale. In prima pagina, Berger mi ha onorato di un lunghissimo commento al mio pezzo “Degli italiani si può fare a meno“, apparso ieri sul Corriere dell’Alto Adige col titolo “Quei due mondi sono distinti e non si parlano”. Non mi diffondo più di tanto sul commento di Berger. Basti dire che lui (come sempre) prende spunto da qualcosa di mio (o di altri) per riproporci la solita tiritera su Athesis, la terra tra i monti e sul fiume eccetera eccetera.
Berger in sostanza non ha capito molto del mio pezzo, ma ciò non è sicuramente grave. Forse potrebbe essergli utile un esempio: come mai le teorie di Berger risultano del tutto ignote e non vengono mai discusse da quel “mondo tedesco” che lui non reputa “diviso” da quello italiano, perché (con esso) comune espressione della cultura “athesina”? Non sarà mica che questa famosa cultura “athesina” esiste solo nella testa di Berger?
P.S. Neppure gli italiani, peraltro, appaiono molto interessati a discutere le tesi di Berger. Basti pensare al successo raccolto dal figlio, Alberto, in seno al partito Forza Italia.
Rispondo:
a) “Basti dire che lui (come sempre) prende spunto da qualcosa di mio (o di altri) per riproporci la solita tiritera su Athesis, la terra tra i monti e sul fiume eccetera eccetera.”
Infatti: grande fortuna la mia che esistano delle persone che, insistendo in una incongruente critica, mi offrono l’occasione per discutere le mie “teorie” sulla solita “tiratera” su Athesis. Per nostra fortuna le “tiratere” di certi bloggs, più lunghe del fiume Athesis, in gran parte distintamente inconcludenti, in buona parte nobilmente offensive, a volte elegantemente volgari, culturalmente ineccepibili, ed apprezzate dal grande mondo dei veri intellettuali per il loro aulico linguaggio, non si chiamano Athesis.
b)... come mai le teorie di Berger risultano del tutto ignote e non vengono mai discusse da quel “mondo tedesco” che lui non reputa “diviso” da quello italiano, perché (con esso) comune espressione della cultura “athesina”? Non sarà mica che questa famosa cultura “athesina” esiste solo nella testa di Berger?
a) “Mai discusse dal mondo tedesco” perché nella vita, e particolarmente in politica, nessuna delle parti ha interesse di farsi megafono delle contestazioni o accuse risoltegli.
A parte il fatto che le affermazioni di Athesis, come Gabrielle Di Luca ormai ben sa, sono tratte dalla più importante storiografia tirolese, che Etranger non ha mai saputo mettere in discussione. Solo insinuando , invece, che il “Berger estrapola dai testi degli storiografi solo quanto gli fa comodo”.
Egli ben sa che la contestazione che Athesis muove alla SVP recita solo: “Perché i Südtiroler odiano, disprezzano, vogliono demolire il termine “Alto Adige” se la più importante storiografia dimostra che l’uso nome del nostro fiume, precede, accompagna ,sostituisce quello di “Tirol” dal almeno il 1270 fino a almeno il 1490 circa. Il signor Di Luca, senz’altro più preparato di ma, per dimostrare questo asserto estrapolerebbe, naturalmente, solo tutte le citazioni del termine “Tirol”, dimenticando di analizzare se per caso, da qualche remoto e nascosto pertugio, sbucasse anche il riferimento al fiume ed ai monti. Purtroppo non tutti sono così sagaci!

c) “mondo tedesco che lui non reputa “diviso da quello italiano”.
Per una corretta semantica di questo suo concetto attendo una cortese indicazione dei testi in cui compaia una simile mia affermazione. O una doverosa rettifica.

d) “mondo tedesco ed italiano comune espressione della “cultura athesina”.
NO. Athesis tenta di ricordare ai Südtiroler che lo loro “storia” (NON CULTURA PREGO) ha le sue radici nella storia (“fluida” afferma Di Luca) da cui :
“circa Athesim, in partibus Athesis, terra Athesis, per del Ets, land an der Etsch, de Athesi/Athasi.

Perseverando incorreggibilmente nel mio pessimo buon gusto nel voler esortare gli altoatesini di lingua italiani a sfoderare un minimo di “orgoglio athesino” a farsi un piccolo pensierino prima di volersi ingraziare il prode Durni vestendo la divisa di sudtirolesi (scusate: “sub-tirolesi”), invito i baldi, simpatici, bloggeristi di Segnavia ad onorarmi in casa mia, nel blog “Orgoglio athesino” perché sta per iniziare una “noiosissima” esposizione cronologica della comparsa – nella storiografia athesina – dello “strano” termine di Athesis (Che abbia a che fare con la fluidità del fiume?). Niente paura, non scenderemo della protostoria, né nella preistoria, ma ci aggireremo piacevolmente nei racconti dell’epoca di Dante, di Walther von der Vogelweide ...
Buona lettura!
Orgoglio.athesino.worpress.com.

Cronologia della comparsa del riferimento all’Adige nella storia della nostra “terra all’Adige e fra i monti”, ovvero della “terra athesis”

A cura di Carlo/Karl Berger

Le “partes Athasis”furono sin dal pieno Medioevo uno dei domini centrali prima dei vescovi di Trento e dei conti di Appiano e Ultimo, poi dei conti di Tirolo.
1270 (attorno) Goswin di Monte Maria usa a volte “terra Athesis” e scrive anche “Comitatus de Tirol cum tota terra Athasi ac omnibus appendiciis”
Otto Stolz scrive:
«Tale uso del toponimo “Etschland” che incontriamo anche in altri documenti costituisce probabilmente anche una testimonianza di quanto l’impareggiabile peculiarità di questo lembo terra abbia influito sulla popolazione autoctona e sugli stranieri”»
«La valle dell’Adige rappresentava probabilmente la parte più importante e più ricca di tutta la Contea, il suo nucleo ed il suo cuore, ed era quindi spesso utilizzata per raffigurare l’intera regione»
«Das Etschland mochte als das wichtigste und reichste Teil der ganzen Grafschaft, als ihr Kern und Herz, gelten und daher gerne in diesem Sinne für das Ganze kurzer Hand eingesetzt werden.»
1282: Il Vescovo di Coira testimonia che nessuno dei predecessori del dominium Tyrolensem si era mai sottoposto alla competenza di un tribunale fuori dalla “terra dei monti”(“montana”)
1297. “consuetudo iuris in partibus Athesis”;
- inizi del 1300: l’autore della Reimchronik affianca al termine “Tyrol”. “bi der Etsche und in dem Inntal”
1312: I “provisores terre” dovranno amministrare le entrate “in der grafschaft ze Tyrol, pei der Eys, in Wibtal und in dem Intal”.
1328: Re Enrico impone a tutti I giudici e funzionari “in unserer grafschaft ze Tyrol, ez sei bei der Etschoder in dem Inntal”....
1330 “bi der Etsche und im Intal o di Etsch;
1330: arbitraggio fra l’imperatore Ludovico ed i Duchi di Austria per la Contea del Tirolo: Daz Oberland umb die Etsche und im Yntal”.
1335: con la morte d’Enrico, ultimo conte di Gorizia, l’imperatore ... ei Duchi.. si accordano per la spartizione della “Grafschaft Tirol”, oppure Land an der Etsch, Land im Inntale e Land im Gebirge”.
1339. In un contratto i Conti di Asburgo e di Gorizia si promettono aiuti reciproco gen den Etschern und wer die grafschaft ze Tyrol innehat
1340 (attorno al): Johann von Viktring, il più esperto ed (poco) attendibile storiografo della Germania orientale nel XIV secolo scrive ...non disdegna la versione “in partibus Athasis” e definisce addirittura il Duca Ottone i Carinzia-Tirolo, “dux de Athesis”
1345 e nel 1571 l’Arciduca Ferdinand d’Austria parla di “Etschländer”;
1347 il margravio Carlo IV futuro imperatore parla di “Herrschaft e di Land an der Etsch”;
1359: Documento con le disposizioni si Margareta a favore degli Asburgo: “unser Fürstentum, die land und grafschadte ze Tirol und ze Görz und auch die Gegend an der Etsch”
1362 Mainardo III “in unserm land bey der Etsch;
1363, 26 gennaio: il Duca Rodolfo IV d’Asburgo erede dei “vorgenannten unsrew fuerstentuem ...grafschefte zu Tyrol und ze Goerz, die land und gegende an der Etsch und daz Intal mit der burge Tyrol“
- i membri dell’Ordine Teutonico ricorrono al termine „Etscher“ nel senso di “Tiroler”
1363: il Duca Rodolfo comunica al Doge di Venezia l’acquisizione del Tirolo che chiama “terra athesis”:
- - sotto i Wittelsbach “Hauptmann im Gebirge und an der Etsch”;
1363: il Duca Rodolfo nella sua lettera al Doge si limita ad un “comitatus et terra Athesis”
- a metà del ‘300 Margarethe Maultasch è citata come “domina Actasis”;
- con il Duca Rodolfo d’Austria “Hauptmann der Grafschaft Tirol, des Landes an der Etsch, in dem Gebirge und im Inntal);
- „Etschland“ fu spesso usato come vera e propria denominazione geografica, e ciò soprattutto nel XIV secolo...”,
1401: Re Ruperto parla ancora di Grafschaft zu Tirol, dem Land an der Etsch und im Inntal”;
1406: Nuovo statuto regionale Absburgico: „Landesvolk in der Grafschaft ze Tyrol und des Landes an der Etsche und am Inn“
1406 e 1432 il nobile tirolese von Starkenberg: Landleute an der Etsch oder von Österreich;
1415 gli abitanti della contea del Tirolo sono chiamati abitanti della regione circa Athesim et in Valle Eni, ma si cita anche il comitatus Athesis et Tyrolis;
1416: hie an der Etsch und indem Intal;
1435: Die Grafschaft Tyrol mitsambt dem land an der Etsch und das Intal);
ma si cita anche comitatus Athesis et Tyrolis;

1442: Re Federico III vuole recarsi ad Augusta dalla “regione lungo l’Adige” (“von der Etsch heraus”)
1444 si narra della conquista di Trento da parte degli Eytzscher.
1444 Enea Silvio Piccolomini, il futuro papa Pio II utilizza il termine Athesini
1488: “...il blocco della strada di valico verso “l’Etschland” danneggia...”
1489: “...una distinta dei guadagni in alcuni territori asburgici, tra cui anche l’Etz;
- fine secolo XV: il termine provincia Athesina è usato ripetutamente in sostituzione di “Tirol” dallo storiografo bavarese Veit Arnpeck;
1489 e 1490: ultimo epilogo di un doppio nome “Grafschaft Tirol und im Inntal”
e si noti che qui l’attuale Bundesland Tirol è definito “und am Inn” mentre la denominazione di Tirol è riservata alla parte “non Inntal” e cioè al Land an der Etsch, vale a dire all’attuale Südtirol. Ora si sono invertire le parti e siamo diventati un “SUB-Tirolo”
- anche dopo il XV secolo l’Ordine Teutonico mantenne la denominazione di “Ballei an der Etsch und im Gebirge”
- studenti tirolesi iscritti alle università di Vienna e di Basilea; “de Inchigen in Athesi e de Hallis in Atisi”
- la Steirische Reimchronik preferisce il termine Etschaere, vale a dire “Etschländer“

Riforma amministrativa avviata nel XVII secolo dall’imperatrice Maria Teresa:
1754, si formarono i seguenti circoli: alta valle dell’Inn, bassa valle dell’Inn e alta val d’Isarco, val Pusteria, Burgraviato e Venosta, terra all’Adige e all’Isarco, ai Confini italiani.
1809: dopo il fallimento della rivolta, il Tirolo, fino allora tutto in mano bavarese, venne diviso in virtù del trattato di pace austro-francese di Schönbrunn. Il territorio del vecchio principato vescovile di Trento nonché gli antichi giudizi tirolesi al di sotto della linea Neuhaus, Meltina, San Genesio, Wanga, Castelpietra al Renon, Fiè e Tires furono raggruppati, secondo l’uso francese, nel “Dipartimento dell’Alto Adige”.; in entrambi i casi furono sottratti alla signoria bavarese e consegnati al Regno italico,
1816-1849: La regione Tirolo e Vorarlberg divisa nei circoli dell’altra valle dell’Inn, della bassa valle dell’Inn, della Pusteria, lungo l’Adige (Bolzano), di Trento, di Rovereto e del Vorarlberg. Vaste zone del Tirolo meridionale vennero incluse nel “Circolo all’Adige” (Kreis an der Etsch)
1919: secondo l’opinione corrente il nome “Südtirol” sarebbe nato solo dopo il 1919, come immediata conseguenza della divisione del Tirolo sancita dal trattato di pace fra Austria e Italia (St-Germain-an-Laye, 10 settembre 1919)
1923: L’uso del termine “Südtirol” limitato alla futura provincia di Bolzano si attestò già dopo la fine della guerra anche e a partire dal 1923 fosse stato proibito....
1948: il termine “Sudtirol” venne ancora una volta evitato nel primo statuto di autonomia, scegliendo di tradurre ufficialmente l’italiano “Alto Adige” con “Tiroler Etschland”
(oggi siamo arrivati al punto di imporre la traduzione di “Alto Adige” in “Sudtirolo”!)
Il termine “Etschländisches Tirol”, maggiormente gradito ai rappresentanti austriaci e sudtirolesi venne invece rifiutato perché il Governo Italiani riteneva che fosse troppo evocativo dell’0antica appartenenza comune di questi due territori;
Etschland appariva assai più fondato dal punto di vista storico, visto che le sue varianti di “Land an der Etsch”, “bei der Etsch” ed ulteriori combinazioni, avevano designato fin dal medioevo l’area della valle dell’Adige, ossia il “Viertel” lungo l’Adige, e, occasionalmente, la parte di contea del Tirolo a sud delle Alpi che confinava con l’Inntal”, oltre a essere stato utilizzato per lungo tempo quasi come sinonimo di “Tirol”
1923: Otto Stolz in un commento apparso sulla “Tiroler Heimat” afferma: “Senza la valle dell’Adige, la valle dell’Inn non è più Tirolo”
(ed allora io posso tranquillamente affermare che, non essendo più la Valle dell’Inn il “Tirolo” la nostra terra Athesis non può essere chiamata SUD-TIROLO (SUB- Tirolo) cioè una sub-regione di un Tirolo della Valle dell’Inn che non è più Tirolo. CKB)
Scrive Giuseppe Albertoni:
“Gran parte della storiografia dedicata a questi territori in età medioevale tende a proiettare nel passato una astratta idea di Land Tirol, quasi fosse un “a priori” non sviluppatosi storicamente”
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
PRECISO a questo punto che tutti i dati fin qui esposti soni stati desunti dal testo del Prof- Klaus Brandstätter dell’Uni-Innsbruck dal titolo „Una storia del concetto “Tirol” (inchiostro azzurro)
Da Hans Heiss + Gustav Pfeifer; “Contributi per una storia del concetto di “Südtirol”(inchiostro verdone):
da Otto Stolz: Geschichte des Landes Tirol: Die Begriffe…(inchiosto rosso)

giovedì 25 settembre 2008

DUE MONDI ATHESINI CHE DEVONO PARLARSI

Gabriele Di Luca
Quei due mondi sono distinti non si parlano

Mi si permettano alcuni pensieri su quanto l’opinionista Gabriele DI LUCA scrive nell’Editoriale “Corriere dell’Alto Adige “ 24 settembre 2008, sotto il titolo qui sopra citato.

Di Luca conclude così il suo articolo:

«È vero, abbiamo il callo, siamo abituati, as­suefatti a dividere il campo della nostra osser­vazione in ambiti separati e quasi non comuni­canti (di qua i «nostri», di là i «loro»), ma l'impressione che si poteva ricavare da quella pur bella e interessante serata era comunque desolante.
L'Alto Adige e il Südtirol «politici» sono ormai due mondi completamente auto­referenziali, che non si parlano, con ridottissi­mi punti di contatto quando si tratta di capita­lizzare rendite di posizione «etnicamente» in­tese.
Problemi che sono, che sarebbero di tut­ti vengono affrontati in camere separate - al riparo dalla «lingua degli altri» - e poi, in differita, tradotti all'esterno, con formule spesso semplificate.
In questo modo gli italia­ni sono sempre più relegati (spesso per loro stessa iniziativa!) in un angolo dal quale nes­suno di loro sembra volersi più staccare. E tan­to più fanno fatica a spostarsi, tanto più nessu­no li va a cercare. Verranno convocati solo più tardi, quando servirà, se servirà. A cose fatte.

«Gli italiani sono sempre più relegati ... in un angolo dal quale nessuno di loro sembra volersi staccare»
Questa affermazione di Di Luca segue la ormai diffusa usanza di descrivere gli italiani di qui, come un popolo di disagiati” che fa dire p. es. a Lucio Giudiceandrea:
«È del tutto evidente che la maggioranza degli altoatesini si sente e, di fatto, è a “disagio”; “... noi altoatesini siamo appunto spaesati. Le nostre famiglie hanno lasciato le loro regioni d’origine, ma è come se non fossero mai arrivate qui. Ci sentiamo estranei nella (e alla) terra in cui viviamo, tanto quanto i sudtirolesi si sentono di appartenere ad essa. - il nostro “disagio” è il sentimento esattamente contrario alla loro Heimat.»
ed a Riccardo dello Sbarba, analogamente:
« Perché questa è la malattia degli italiani di quassù. C’è poco da fare: quella di non far gruppo, di non avere un’identità comune, né un radicamento. Per questo sono perennemente inquieti e a volte persino ciechi di fronte a tante occasioni che offre il Sudtirolo. ecc. ecc. ...»

Personalmente mi sentirei di dire: “Calma con la generalizzazione”.
Va fatta un’analisi più particolareggiata del mondo athesino: specialmente una netta distinzione fra il mondo rurale sudtirolese, del tutto omogeneamente peculiare, dove
«gli italiani sono esclusi dalla terra e dai beni identitari”...” Sostenuti da una forte presenza dello Stato gli italiani si sentono maggioranza nazionale, sono insediati nei settori più moderni (grande industria e libere professioni), impiego pubblico (una loro esclusiva riserva di caccia), e, specialmente nelle nostre valli e sulle pendici dove fiorisce il fortunato connubio agricoltura e turismo.» (Giudiceandrea).
e la molto importante la società plurietnica, multiculturale, perfettamente bilingue dei centri cittadini (Bolzano, Laives, Merano, Bressanone, Vipiteno e Brunico), dove - in una proporzione sempre meno favorevole agli italiani - per gli effetti di un’economia commerciale e dell’indotto, che coinvolge tutti gli strati linguistici della popolazione, s’è felicemente consolidata una società perfettamente amalgamata in una “proficua convivenza”, non sempre di comodo, fatta anche i vere amicizie fra individui di etnia diversa, e di conseguenza anche di carattere matrimoniali fra elementi delle due diverse etnie.

Sembra pertanto veramente inadeguato affermare che «Quei due mondi sono distinti non si parlano»
La verità è che particolarmente qui
«l’autonomia perde il suo carattere etnocentrico, i gruppi fanno un passo indietro e le persone in carne ed ossa un passo avanti. In questo modo potrebbe farsi largo piano piano l’orgoglio di vivere in una terra plurilingue, in un grande laboratorio di dialogo interculturale».
«Se questa attitudine plurale diventa possibile e istituzionalmente accreditata, credo che in essa possa riconoscersi gran parte degli italiani che vivono in Sudtirolo, insieme a tutti quei tedeschi e ladini che vorranno. (Dello Sbarba)

Orgoglio athesino”:
Il “laboratorio Athesis” da anni ormai insiste nell’esortare “gli altoatesini di lingua italiana - assieme ai “multilingue che politicamente si sentono italiani” (= gli “athesini”) a risvegliare nel loro animo prima di tutto un “orgoglio athesino”, vale a dire la consapevolezza di poter vivere in questa bella terra non in forza di un’occupazione militare ma agli effetti di uno statuto internazionale che ne fa una terra multietnica e plurilingue legittimamente abitata da due(tre) gruppi etnici, e la consapevolezza di potersi fregiare a buon diritto del nome di “altoatesini”, ossia di abitanti di una provincia dal nome “Alto Adige”, non in virtù della “invenzione” di Tolomei, o del napoleonico Dipartimento dell’Alto Adige”, ma in quanto abitanti della “terra lungo l’Adige e fra i monti” /”terra Athesis”/”Land an der Etsch und im Gebirge - come essa si chiamava già 800 anni fa, prima della nascita della Contea del Tirolo e come, accanto alla denominazione di “Grafschaft/Contea di Tirolo, continuava a specificare la sua distinzione dalla altrettanto “tirolese” terra lungo il fiume Inn (Austria).
Ecco perché ATHESIS persiste nell’esortare tutti coloro (immigrati naturalmente esclusi) che vivono onestamente e laboriosamente, con spirito moderato, in questa terra, ad essere fieri della loro “athesinità”, come “stolz auf Südtirol” (fieri del Südtirol) - (Südtirol = parte meridionale dell’ex Bundesland austriaco TIROL) si sentono legittimamente i nostri confratelli di etnia tedesca per aver fatto parte per 550 anni del Tirolo unito = Valle dell’Adige + Valle dell’Inn).

E non si dica” Quei due mondi sono distinti, non si parlano”, che
“L'Alto Adige e il Südtirol «politici» sono ormai due mondi completamente auto­referenziali, che non si parlano, con ridottissi­mi punti di contatto”:
Queste sono le miopie, le deformazioni ottiche di chi non vuole capire che “mangiamo tutti dallo stesso piatto” e che la “greppia è solo una”.
Che ognuno in Alto Adige e Südtirol faccia “solo riferimento a sé stesso” è una constatazione che può rispecchiare la realtà del mondo rurale montano del Südtirol – dominato dal pensiero della inseparabilità del grande Tirolo legato al mito di Andreas Hofer - o dall’altra parte la situazione di
“certi rioni nati per accogliere la mano d’opera italiana per “colonizzare, come dicono loro” il Südtirol. Riguarderà il popolo della sagre paesane dei “rodigini”, i banchetto della sagra di via Aosta, nel cuore della Bolzano “italiana”, in quella via ai margini delle ex Semirurali, dominata dal circolo culturale di AN intitolato al filosofo fascista Giovanni Battista” , dove Durnwalder era andato a cercare la prova dell’esistenza di un gruppo linguistico italiano, delle sue origini. Delle sue radici.(Della Sbarba),
ma non la realtà Altoatesina/Südtirolese nel suo complesso.
Sono ormai più di otto decenni che vivo in questa terra, e oltretutto, come figlio di genitori di contrapposta etnia, ho praticato tutta la mia istruzione in scuole/istituti italiani. Ciononostante ho vissuto in maniera sentita e ravvicinata i conoscenti ed amici di lingua e fede tedesca che frequentavano assiduamente la nostra famiglia, ed anche per la mia passata attività professionale - che mi ha messo in contatto con le migliori famiglie della borghesia moderata italiane e tedesca dell’Alto Adige -,posso tranquillamente testimoniare che non è vero che l’Alto Adige ed il Südtirol siano ormai mondi che guardano solo a sé stessi,
C’è da sempre, in Bolzano città, Laives, ma anche a Merano, Bressanone, Brunico una stretta interdipendenza fra la gente che lavora, che produce, che vende, che compera, che lavora negli uffici e nella scuole, ecc., nel senso che tutti sono convinti che una mano lava l’altra, che gli uni hanno bisogno degli altri, e visto che al mondo non proprio tutti sono dei delinquenti, nascono rapporti di amicizia, di stima, di rispetto, e naturalmente anche matrimoniali fra i due gruppi. E certo che in questo caso non si potrà affatto affermare che “in questo modo gli italia­ni sono sempre più relegati in un angolo dal quale nes­suno di loro sembra volersi più staccare.” Ho una moglie roveretana e posso assicurare che, ne lei, ne i suoi amici italiani qui in Alto Adige non si è mai sentiti relegati in un angolo.
A separare i due mondi è essenzialmente la politica.
I Partiti l’un contro l’alro armati, per etnia e per credo politico, in molti casi per poter sopravvivere hanno bisogno di istigare gli animi.
Questo vale per i Südtiroler che necessitano dello spauracchio di Tolomei per convincere i loro Mitbürger della catastrofe imminente dell’assimilazione, ma vale anche per i partiti italiani che, per far numero con la politica nazionale, ignorano assai spesso la specificità del problema altoatesino, lasciano gli italiani vivere ancora nel loro complesso di inferiorità, nella paura di doversene andare, e mostrano ai propri compatrioti la grinta, il muso duro, per dire: “votate per noi duri e puri, - non per i moderati per carità, - perché noi solo siamo decisi a salvare la italianità dell'Alto Adige.
E non s’accorgono che nel frattempo, a fare loro barba e capelli, capita qui, più borioso che mai, un Calderoli f.f. Bossi, a scompigliare tutte le carte, a dimostrare che non è vero che gli italiani, i mistilingue ed i sudtirolesi non si parlano. “venite qui!” e dal cilindro tira fuori – per le orecchie – il mangia itialiani Atz, - il forzaitalianista repubblicano Bassani, la italiana, o multilingue, o tedesca e fors’anche ladina Elena Artioli. “ Signori lo spettacolo incomincia. Suonano alternativamente la Banda d’Affori e quella degli Schützen di Val Sarentino.” E si odono i colpo a salve dei finti fucili dei cappelli piumati, sul sottofondo del nostalgico canto napoletano “O sole mio”, mentre dai cartelloni ancora profumati di colla la deliziosa o Hara, dai biondissimi lunghi cappelli e dai nostalgici occhi azzurri guarda fiducioso l’azzurro cielo politico: “domani è un altro giorno”.... ed io comando ancora.
E poi vogliono ancora dire che gli italiani ed i tedeschi non si parlano? Come nelle Bürgerlisten in seno ai Verdi(Grünen)?
Credetemi, è giunta l’ora che da tutte la parti si disarmi, che i “moderati” si muovano, che i disperados si godano le nostre belle montagne in santa calma. Per amore della “terra athesis”
Italiani tiratevi fuori dagli angoli, siete athesini anche Voi, come athesini erano e sono i Südtiroler.
Smuovete la vostra apatia e chiedete a grande voce di potervi autogovernate nell’ambito dello speciale statuto di Autonomia per l’Alto Adige. All’interno dei partiti nazionali, seguendo la loro impostazione ideologica, ma senza interferenze di persone estranee alla nostra natura di figli del fiume e dei monti.
Fratelli Südtiroler dimenticate una volta per sempre Tolomei; siamo tutti, Voi come noi, figli del “Land an der und im Gebirge. Lavoriamo tutti per una serena e proficua convivenza (pur nel sempre latente, salubre, conflitto etnico.
Carlo/Karl Berger