lunedì 18 agosto 2008

Terra Athesis = «originaria “indeterminazione” etnica fluida, tradita da un’impostazione monodimensionale: la metafora del “castello»

Terra Athesis = «originaria “indeterminazione” etnica fluida, tradita da un’impostazione monodimensionale: la metafora del “castello»

Un noto editorialista ha recentemente scritto su un suo altrettanto noto blog quanto segue:

“Se ho ben capito Athesis indica una prospettiva fondata su un modello ad arco. Dal punto di vista storico la peculiarità di questa terra è la sua originaria “indeterminazione” etnica (fluida, secondo l’idea fluviale del riferimento all’Adige), un’indeterminazione ovviamente virtuosa e per così dire “tradita” da una interpretazione che vede nel Tirolo (o nella “matrice austriaca”) un’impostazione per l’appunto monodimensionale e tutt’altro che “fluviale” (prevale qui la metafora del “castello”)
”Quella che Athesis considera essere una parentesi, determina ancora in modo rilevante la mentalità e l’orbita sentimentale della maggioranza della popolazione di lingua tedesca (che come sai è molto più attaccata alla metaforica del “castello” che a quella del fiume”)

Mi permetto analizzare con un linguaggio un po’ più “storico” la dotta interpretazione della storia della “terra lungo l’Adige e fra i monti”
Egli scrive

«Athesis indica in prospettiva un modello ad arco:
a) Dal punto di vista storico la peculiarità (= caratteristica) di questa terra è la sua “indeterminazione” ( = imprecisione) etnica.»
Quindi:
= “secondo l’idea fluviale del riferimento all’Adige” la caratteristica essenziale di questa terra è la sua imprecisione etnica
= questa imprecisione etnica è fluida = questa terra non è etnicamente precisa per la presenza dell’Adige (che sembra che sia fluido!)
= per la presenza di un fiume “l’etnia di questa terra” non è precisa.
Ma “etnia” [ dal greco éthnos ‘razza, popolo (V. etnico) a. f. è un $ raggruppamento umano basato su comuni caratteri razziali, linguistici o culturali] non è un concetto spaziale, territoriale, modestamente mi pare.

Mi pare che la dotta esposizione del nostro editorialista faccia un po’ di confusione fra storia ed etnia.
b) Dal punto di vista storico, anche questa terra, come del resto tutte le altre, ha delle sue ben determinate peculiarità. Basta seguirne cronologicamente le varie fasi per comprendere appieno il “modello ad arco”.
La storia è cronaca, narra i fatti, non ha indeterminatezze. Le indeterminatezze semmai sono interpretative, secondo le convenienze politiche, possono essere naturalmente anche etniche, a seconda delle fasi della germanizzazione.
La peculiarità geografica di questa terra è presenza dei monti e del fiume Adige, attorno ai quali, o partendo dai quali, si sviluppa tutta la sua storia, in ordine cronologico: “ad arco?”
Si legga, per cortesia l’opinionista, il fondamentale contributo scritto in merito da Otto Stolz:
« Begriff, Titel und Name des tirolischen Landesfürstentum» in: „Festschrift zu Ehren Emil von Hoffenstals“
in: Schlern Schriften – Heft 9 – Wagner Innsbruck – 1925, pp, 429 ss.
Potrà rendersi conto che storicamente l’”arco” che terminerebbe nel Südtirol dei nostri tempi, inizia con il riferimento sommario ai “montes”, “montana”, ed in tedesco “die Berge”, im Gebirge” (“e ciò spiega – dice Stolz – perché in Baviera e nella Svevia orientale s’indicava tout court la parte centrale delle Alpi, vale a dire il territorio dell’Inn e dell’Adige, quale “montes, montana, die Berge o das Gebirge, e la popolazione stessa di questi territori fece sua la denominazione”. “Il Conte Mainardo habere domicilium et residere intra montana” si legge per es. nella ricognizione effettuata nel 1282 dal Vescovo Corrado di Coira.
“Ai tempi dei Romani quella “magnifica e rinomatissima” regione” era chiamata semplicemente “Etschland” scriveva Marx Sittich von Wolkenstein nella sua “Landesbeschreibung” del 1600.”

Su
http://www.polis.bz.it/ ho già trascritto i testi integrali dei due contributi sulla storia del concetto “Tirol” del prof. Klaus Brandstätter, Uni. Innsbruck, e di Hans Heiss, che ognuno può valutale a modo suo ma che, in ogni caso, raccontano l’ultimo momento dell’esistenza della Contea del Tirolo in questo modo: “...Margarethe Maultasch è citata come domina Actasis in una cronaca bavarese risalente alla metà del ‘300: anche il futuro imperatore, il margravio Carlo IV, parla nel 1347 di “Herrschaft” (signoria) e di “Land an der Etsch” (terra all’Adige); nel 1363, il duca Rodolfo invia una lettera dai toni entusiastici al doge di Venezia per comunicargli l’acquisizione del Tirolo, che chiama “terra all’Adige”/”terra athesis”

c) Determinazione o indeterminazione etnica delle genti “lungo l’Adige e fra i monti”: vanno esaminate secondo i periodi storici: è più che evidente le nobili prosapie che per prima appaiono nella storia medioevale athesina erano di provenienze etniche le più disparate (basti pensare ai Conti di Appiano che estendevano le loro giurisdizioni fino nell’alta Val di Non, ai nobili avvocati di Tarasp, ai signori di Wanga, che signoreggiavano in Val Venosta, ai nobili di Tures, o di Enn/Egna.) Senza parlare della assoluta indeterminatezza etnica subentrata nella stirpe dinastica Tirolo-Gorizia, dei Tirolo, Tirolo-Andechs Tirolo Hirschenbeg. Per capire la formazione degli usi e costumi del popolo tirolese, delle loro caratteristiche antiche non rimane che da seguire le varie storie, e le varie interpretazioni della “germanizzazione” della nostra terra che non è né fluida, né castellana.

d) Indeterminazione etnica fluida “tradita” dal castello.
Lasciamo stare, per cortesia, in questa sede di argomentare sull’influenza del castello sulla affermazione del nome di Tirolo. Perché il nome di Tirolo per questa famiglia dinastica è noto storicamente, prima del castello, fin dai tempi in cui erano sei semplici conti della Venosta.
La dizione “comitis Tirolis” compare per la prima volta nel 1254: Otto Stolz afferma infatti:
“L’’accordo con il quale, a Merano il 10 novembre 1254 i generi del Conte Alberto del Tirolo, vale a dire il Conte Mainardo III di Gorizia (=Mainardo I di Tirolo e di Gorizia) ed il Conte Gebhard von Hirschberg
spartiscono fra loro il lascito ereditario del defunto Conte è il primo atto legale con il quale si dispone del gruppo dei possessi signorili situati “fra i monti”del Conte di Tirolo (vereinigten Herrschaftsbesitz) e degli Andechs quale un’unità territoriale –
Tutti i documenti precedenti riguardano solo le singole contee, avvocazie e signorie fondiarie dalle quali si è formato gradualmente la Contea di Bolzano. Ora, giacché si discute contrattualmente del tutto, si usa il termine “dominium” anche per questa totalità di territori, tuttavia, ancora in un rapporto che, per lo stato del divenire dell’epoca, è assai indicativo.
È detto, infatti:
Il Conte
Gebhard von Hirschberg riceverà a nord del ponte di legno (presso Vipiteno) e di Landeck Ÿomni dominio proprietatis, feodorum, advocacie et investitione vasallorum de bonis positis in terminis nominatis , vale a dire tutti i diritti di signoria che per lui esistono in proprio, in feudo ed avvocazia, e tutti i superiori diritti feudali che da lui discendono entro questi confini. Qui il “dominium” è quindi considerato un insieme variamente composto.
Più avanti è detto, tuttavia, che il
Conte Mainardo riceverà a sud di questi confini il Ÿtotum dominium quondam comitis Tyrolis , vale a dire tutta la signoria del defunto Conte del Tirolo.
Ed infine si stabilisce che nessuno dei due contraenti non potrà acquisire nulla “in dominio” nella signoria dell’altro. Per ultimo, quindi, “dominium” è inteso in senso spaziale quale signoria territoriale; nella seconda posizione come una ben determinata area di dominio/ Herrschaftsbereich, giunta ormai ad una sicura unità, della ben conosciuta dinastia dei Conti del Tirolo.

e) «un’indeterminazione, ovviamente virtuosa, e per così dire “tradita” da una interpretazione che vede nel Tirolo (o nella “matrice austriaca”) un’impostazione per l’appunto monodimensionale e tutt’altro che “fluviale” (prevale qui la metafora del “castello”)»
Impostazione monodimensionale: un'unica dimensione del “Tirolo”: No!.
Mi perdoni l’interessato ma qui veramente non posso trascrivere tutti gli studi fatti in merito dai nostri più famosi storiografi. Posso dirgli solo: “Se è interessato a conoscere l’articolazione della nostra terra nei vari secoli, legga e studi con pazienza i relativi trattati di storia. La ricerca e documentazione elaborata da me, invece, in 14 anni di studio è volentieri a sua disposizione, per una prima presa di contatto con la storia “athesina”, nucleo e radice per la comprensione delle affermazioni di ATHESIS quando dice:
“I Südtiroler non hanno nessuna ragione di temere per la “altoadigezzazione” (fascista) della loro terra, perché il concetto “Etschland” – anche se in versione tedesca – è fermamente presente già prima del 1200 nelle “Urkunden” (“Tiroler Urkundenbuch – I Abt.).
E Franz Huter, che le ha elaborate nella prefazione del I° volume scrive infatti:
Wir haben für den ersten Teil des Tiroler Urkundenbuches das deutsche Etschland d. i die Gegend von der Salurner Klaus nordwärts über Bozen bis gegen Meran, und des Vitschgau, d. i. das Tal aufwärts von Meran bis zum Reschen und dem Ursprung der Etsch, gewählt, weil diese Gebiet den geschichtlichen Kern der Grafschaft Tirol als eines eigenes Landesfürstentums des alten deutschen Reiches und zugleich ein Hautstück des geschlossenen Südrandes des deutschen Volkspartei – und Kulturboden bildet.“

Avveniristi al contrario? Reminiscenze archeologiche? Preistoriche?
Come pensa il nostro opinionista di far coincidere queste storiche affermazioni con il suo dotto:
«Dal punto di vista storico la peculiarità di questa terra è la sua originaria “indeterminazione” etnica (fluida, secondo l’idea fluviale del riferimento all’Adige), un’indeterminazione ovviamente virtuosa e per così dire “tradita” da una interpretazione che vede nel Tirolo (o nella “matrice austriaca”) un’impostazione per l’appunto monodimensionale e tutt’altro che “fluviale” (prevale qui la metafora del “castello”)» ???
La specificazione “Land an der Etsch, in contrapposto a Land am Inn” e chiaramente attestata per il primo periodo, come per il secondo arco di tempo di quasi 700 anni la matrice austriaca lascia evidenti tracce di una costante differenziazione fra nord e sud.
Della metafora del “castello” più nessun cenno: anzi, nel 1420, Merano si vide privata del titolo di capoluogo regionale a favore di Innsbruck. Oggi, il nostro Südtirol si è trasformato in una sub-regione del Land austriaco “fluviale” sull’Inn ( in un SUB-TIROLO) e il castello atavico della dinastia tirolese “nucleo e cuore della regione tirolese” è stato dimenticato, come i “capitani all’Adige che reggevano tutto il Tirolo ai tempi della Maultasch.
Ricordiamo p. es. che nella riforma amministrativa avviata nel XVIII secolo dall’imperatrice Maria Teresa (1740.1780) e proseguita dal figlio Giuseppe II (1740-1790) il territorio venne articolato nel 1754 in circoli (Kreise): nord e sud del paese vennero suddivisi in nuovi distretti amministrativi: i circoli dell’Oberinntal, dell’Unterinntal, dell’alta Val d’Isarco (Wipptal), val Pusteria, Burgraviato e Venosta, terra all’Adige e all’Isarco (an der Etsch und am Eisack) ai Confini italiani (an Welschen Konfinen). Impostazione monodimensionale e tutt’altro che fluviale???

Orgoglio “athesino”
Non sarà mai stato detto in modo sufficientemente chiaro che il nucleo dell’inedito pensiero politico
di Athesis va ricercato solo in queste domande che pongo già da due anni:
“Perché i nostri confratelli “Südtiroler” oggi odiano a tal punto i termini “Alto-Adige” ed “altoatesini” da volerli eliminare ovunque e con ogni mezzo?”
“Perché molti italiani, media compresi, si prostituiscono alla “superiorità” del termine Tirol e Tirolesi e s’adattano a considerarsi cittadini SUB-tirolesi?”
“Perché “gli italiani che sono qui (per la maggior parte) eredi della popolazione “athesina” originaria, ma figli dei figli dei figli di “regnicoli” tendono a rifiutare non trovano in loro stessi l”orgoglio athesino” che permetta loro di sentirsi qui “a casa” senza se e senza ma?”
“Perché gli italiani di qui devono ancora essere vittime della retorica nazionalista efficacemente impiantata qui dal fascismo?”

I tempi di Tolomei e del fascismo sono passati. Nessuno vuol negare ai “Südtiroler l’uso” e l’affetto verso il loro glorioso Südtirol, lo “Stolz auf Südtirol” che leggiamo ora sui loro manifesti elettorali, ma non impongano, per favore, agli altoatesini di lingua italiana ed ai pluri-lingue di trasformarsi tutti in “echten Südtiroler”; non nascondano alle nuove generazioni, tedesche ed italiane, la vera storia della nostra “terra lungo l’Adige e fra i monti” /”terra Athesis”, culla della civiltà tirolese, ma anche “antefatto illustre” di una comunità interetnica, plurilingue, che ha dato i natali ad illustri personaggi come p. es. il grande Vescovo-Principe di Trento Federico Wanga.

Altre domande pone, altre perplessità esprime il nostro “opinionista” nel suo Blog rispett ad Athesis.
Mi riservo di rispondere con calma.
Chiudo, tuttavia, con una domanda, una perplessità mia personale:
In queste ore Bossi, e per lui, Calderoli, stanno imbastendo un’operazione che dovrebbe immettere il Carroccio nella specificità territoriale della terra athesina tramite elementi “transfughi” dalla Volkspartei e da partiti centristi di marca italiana.
Scopo (sempre e solo quello) di aggiudicarsi un seggio in Giunta Provinciale tramite un candidato “echt Deutscher” che sappia dimostrare che, per arrivare a co-governare- con la Sammelpartei occorre saper parlare la sua lingua, conoscere la natura, i problemi, le prospettive, le aspirazioni spesso contrastanti di questo popolo di confine, saper mediare, accantonare la faziosità politica nazionalistica con lo spirito di concordia che nelle famiglie “plurilingue” è regola fondamentale sine qua non...
Sapranno i “coordinatori “ del nuovo PDL altoatesino, o di Forza Italia, o di AN adeguarsi, o nella strategia di avvicinamento alla SVP, si lasceranno “superare in curva” dall’autonomista per eccellenza, Umberto Bossi?

Carlo/Karl Berger – Laboratorio Athesis –
ca.berger@libero.it

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