Da: "Il fiume all’ombra del castello"
Il concetto di “Alto Adige”
di Carlo Romeo
Accanto all'indicazione ufficiale e convenzionalmente onnicomprensiva di "Alto Adige", la flessibilità nella lingua italiana corrente del distinto uso dei termini "Alto Adige" e "Sudtirolo", "altoatesino" e "sudtirolese", sembra rimandare ad un generalizzato riconoscimento della "diversità" di rapporto da parte dei due gruppi linguistici col medesimo territorio e con la sua storia.
(A margine: sarebbe interessante indagare sul fatto che in lingua tedesca non esista invece alternativa alla definizione un po' burocratica di italienisch sprachige Südtiroler o a quella tradizionale e popolare di Walsche).
(A margine: sarebbe interessante indagare sul fatto che in lingua tedesca non esista invece alternativa alla definizione un po' burocratica di italienisch sprachige Südtiroler o a quella tradizionale e popolare di Walsche).
A dispetto della natura aggressiva con cui venne teoricamente elaborato e imposto nell'età dei nazionalismi, il concetto di Alto Adige ha compiuto lungo tutto il secolo un percorso di "depotenziamento" semantico, trasformandosi e adeguandosi alle nuove situazioni di fatto.
Oggi soltanto nelle polemiche più strumentali e in un distorto uso pubblico della storia, di esso viene evocato l'antico, tolomeiano progetto nazionalistico.
Nell'uso e nella ricezione più comuni e diffusi il concetto odierno di Alto Adige appartiene ad una geografia antropica finalmente scevra da finalità rivendicative, associato anzi all'immagine di una terra plurilingue, di incontro e di convivenza.
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